Obamacare e caro SSN, così vicini così lontani
Negli USA la Corte suprema avalla l'assistenza sanitaria per tutti i cittadini. In Italia arretriamo?
"Non siamo mica gli americani" cantava ai suoi esordi un giovanissimo Vasco Rossi. Non siamo mica gli americani, d'accordo, ma da qualche giorno ci somigliamo reciprocamente un po' di più, almeno per quanto riguarda il diritto alla salute. La Corte suprema degli Stati Uniti ha infatti confermato la validità della riforma sanitaria voluta da Barack Obama.
Un risultato di portata storica ottenuto anche sul piano giuridico da un Presidente a fine mandato (la cosiddetta anatra zoppa di cui già avevo scritto su questo blog in occasione del risultato delle elezioni di medio termine). Per carità, niente a che vedere con l'impianto universalistico del nostro Servizio Sanitario Nazionale, ma si tratta pur sempre di una visione dell'assistenza sanitaria come un diritto di tutti i cittadini, indipendentemente dal censo. Una vera e propria rivoluzione che oltreoceano ha ridotto a meno di trenta milioni di persone gli statunitensi senza alcuna copertura sanitaria (sembrano numeri enormi ma stiamo parlando di un Paese con oltre 250 milioni di cittadini).
Di qui in avanti sarà molto difficile per chiunque andrà alla Casa Bianca far retrocedere nuovamente l'assistenza sanitaria obbligatoria universale ancorché non pubblica per i non abbienti, da diritto a opzione volontaria. Anche e soprattutto perché il tema dell'assistenza universalistica impatta direttamente sulla salute pubblica, vale a dire con la salute di tutti i cittadini, di chi un'assicurazione sanitaria ce l'ha oppure non ce l'ha.
Ma in che cosa questo risultato del governo statunitense - il cosiddetto Obama care - entra in relazione con la nostra sanità? Ci accomuna una identità di obiettivi, al di qua e al di là dell'Atlantico, per necessità prima ancora che per virtù: lotta agli sprechi e investimenti pianificati nell'alveo di una visione strategica di medio periodo, il bisogno di politiche per la salute degli anziani e di una rigorosa applicazione dei criteri di sicurezza, crescita professionale, lotta feroce alla corruzione, ma soprattutto, recupero del valore della qualità e dell'estensione dell'assistenza sanitaria come patrimonio di una democrazia evoluta. Ricordiamolo - noi cittadini e i decisori istituzionali - ogni qual volta maneggiamo quel che il nostro disaggregato servizio sanitario regionalizzato ci pone dinnanzi.
Marco Magheri