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Il premio della sfiducia

Questa storia parla di fiducia, di alleanza tra medico e paziente, di rapporti trasparenti tra strutture sanitarie e professionisti...

Il premio della sfiducia

Questa storia parla di fiducia, di alleanza tra medico e paziente, di rapporti trasparenti tra strutture sanitarie e professionisti, di avvocati che non si nascondono dietro associazioni di tutela dei diritti dai nomi evocativi, di ricerche su google su malasanità senza link sponsorizzati o lo zampino di qualche smanettone capace di scalare gli algoritmi di Big G, di assicurazioni con polizze eque e di cittadini che non cercano nella fragilità di qualche anziano zio lontano l’occasione per lucrare e rimpinguare il budget familiare. Questa storia, la scriverò un’altra volta…quando sarò in vena di racconti a lieto fine.

La cronaca invece ci racconta quanto costi alla collettività l’esplosione esponenziale delle richieste di risarcimento per la malpractice… la cara buona vecchia malasanità.

Più le richieste di risarcimenti, più alte le polizze assicurative per la responsabilità medica e sanitaria. Più alti e più numerosi i risarcimenti, meno conveniente per una assicurazione, stipulare polizze. Più alto il costo di una nuova polizza, più numerose le prestazioni prescritte dai medici per poter documentare tutto lo zelo possibile nella diagnosi e nella cura. Più spese per le prestazioni superflue o invasive dettate dalla medicina difensiva, meno risorse per curare i cittadini nella loro globalità. E’ il prezzo della sfiducia. O, per restare in tema di polizze assicurative: il premio della sfiducia.

D’accordo, il cosiddetto decreto Balduzzi depenalizza la colpa lieve spalancando l’ombrello delle linee guida: «L’esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve». E qui, nel fiorire di linee guida, i medici tirano un sospiro di sollievo ma… è un sospiro corto, che si interrompe quando si legge che «resta comunque fermo l’obbligo di cui all’articolo 2043 del c.c.», vale a dire, niente carcere ma mano al portafogli…o alle proprietà da pignorare.

Così, le assicurazioni arretrano, lasciando campo aperto a compagnie assicurative spesso non propriamente foriere di garanzie concrete per assicurati e controparti, la relazione medico paziente va alle ortiche, e la coperta corta dei fondi destinati all’assistenza sanitaria del nostro caro Servizio Sanitario Nazionale (o pluriregionale che dir si voglia) viene tirata all’inverosimile dalle prescrizioni “per pararsi le spalle” lasciando scoperte praterie di bisogni di cure.

Come si esce da tutto questo? Il tema, non nuovo ma sempre spigoloso, che sta assumendo le caratteristiche di una emergenza finanziaria oltre che sociale, è stato affrontato recentemente alla Camera (non in Aula e nemmeno in Transatlantico, ma in un seminario organizzato da due lungimiranti studi legali che, non a caso, si occupano prevalentemente di altro). Come evitare che il premio della sfiducia lo paghino ancora una volta i cittadini? Malasanità è il più delle volte mala-organizzazione e mala-comunicazione. Premesso che difenderemo sempre il diritto a vedere risarcito un danno subito per una negligenza o una colpa grave, occorre tornare a lavorare sulla relazione. Sulla relazione, pardon alleanza, medico paziente. Sulla relazione strutture sanitarie cittadini. Sulla relazione medici strutture sanitarie. E ricordarsi, tanto per non restare ostaggi dei (pochi) avvocati in caccia di potenziali clienti ai quali promettere risarcimenti milionari accampando diritti di provvigione, che esiste la preziosa Cenerentola della mediazione per dirimere questioni talvolta costruite su temerarie interpretazioni del diritto…e della scienza.

Marco Magheri



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