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Il più bel regalo di Natale

Donare il sangue o emocomponenti per salvare una vita. Pensiamoci anche in queste feste

Il più bel regalo di Natale

Mentre tutti sono a caccia degli ultimi regali di Natale, ne ricevo uno davvero prezioso. Nessun pacchetto da scartare ma il semplice gesto di un clic sullo smartphone per aprire un messaggio da un mittente che somiglia più a un codice fiscale che a una qualsivoglia organizzazione: "Caro Marco, vogliamo condividere con te una bellissima notizia. Il bimbo per il quale hai donato i granulociti nel mese di settembre, anche grazie al tuo preziosissimo gesto ora sta meglio ed è in ripresa. Quella della trasfusione di granulociti, era l'ultimo, disperato, tentativo di salvarlo e vista la gravità del caso, le possibilità di riuscita erano veramente minime. Grazie al tuo spirito di solidarietà, generosità e senso di responsabilità questo miracolo si è potuto compiere".

Ero a Palermo quando il centro immunotrasfusionale della Capitale dove dono con maggiore assiduità mi ha chiesto la disponibilità a una procedura di donazione urgente quanto complessa. La mattina dopo ero pronto su un lettino ospedaliero per partecipare alla missione per strappare alla morte a suon di globuli bianchi un piccolo sconosciuto. Ho seguito con discrezione ma puntualità la fiera battaglia di un piccolo guerriero contro una aggressione fulminante e le notizie erano via via confortanti.

Oggi, dopo questa mail, guardo al Natale in arrivo con occhi diversi, con gli occhi di un bambino di cui non ho chiesto nemmeno il nome che potrà trepidare nel proprio lettino in attesa di Babbo Natale e dei suoi doni. Non trascorrerò ahimè questo Natale nel luogo e con le persone con cui avrei voluto festeggiarlo, ma lo trascorrerò con la gioia della festa di una famiglia che non conosco e che non ho idea in quale parte d'Italia viva.

Il mio primo regalo per la maggiore età fu la conquistata facoltà di assecondare il desiderio di poter effettuare la prima donazione di sangue. Un appuntamento ripetuto con puntualità da un quarto di secolo. Nella tradizione napoletana sopravvive ancora il nobilissimo gesto del "caffè sospeso", pagato e lasciato a disposizione di chi non ha i mezzi per pagarsene uno ma non per questo deve esserne privato. Mi piace pensare alla donazione di sangue e di emocomponenti come un po' di "vita sospesa", lasciata a disposizione di chi, in un momento della propria esistenza, non ha i mezzi per tenerne una ma non per questo deve esserne privato. Chissà, potrebbe essere un'idea regalo da tenere in considerazione. E non solo a Natale. Tanti auguri.

Marco Magheri
@marcomagheri 



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