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Alzheimer e Stato di amnesia

Domenica si celebra la giornata mondiale. Obiettivo: tenere vivo il dibattito sulla malattia. L'Italia resta l'unico Paese europeo a non avere un piano sanitario per affrontarla

Alzheimer e Stato di amnesia

Qualche tempo fa, a commento di un post su questo blog, ho ricevuto, tra i tanti, un messaggio della presidente dell'Associazione Veneta Solidarietà Alzheimer che mi invitava a ricordare attraverso questo spazio di pensiero, di ascolto e di confronto, che «siamo in Europa la Nazione che non ha un piano sanitario per questa patologia».

Finalmente il 23 aprile il Senato ha approvato all'unanimità la mozione sulla cura del Malato di Alzheimer. In Italia sono stimati un milione di malati: questa è la vera emergenza. Per me bisognerebbe inoltre attivarsi per far capire ai giovani (14/20 anni) che lo sballo da droghe o alcool sono ottimi veicoli per ritrovarsi, in là negli anni, sulla strada dell'Alzheimer". Mi sono documentato sul nesso tra sregolatezza (quella che Vasco Rossi chiamava Vita spericolata) e la terribile patologia che letteralmente ci mangia i ricordi, le abilità e la possibilità di riconoscere finanche i nostri cari, ma sono un giornalista e non un medico e lascio questo tema a chi ha più competenze.

Mi concentro sull'Alzheimer, aspettando che il Governo presti fede alla mozione del Senato: un male feroce e spietato di cui, come tanti, ho esperienza indiretta. Perdere la memoria è una delle peggiori condanne. Sull'argomento, la letteratura prima e la cinematografia hanno lavorato con insistenza, giocando talvolta con le pieghe comiche di uno stato di amnesia. Ma quando è invece lo Stato a contribuire alla propria amnesia, beh, in quel caso c'è davvero poco da ridere. Tagli scriteriati ai bilanci della Pubblica Amministrazione rischiano di produrre l'inaccessibilità alla nostra memoria collettiva custodita nell'Archivio di Stato di Roma. Aver cura dei nostri ricordi è un atto di amore verso noi stessi.

Nel caso dello Stato è un dovere nei confronti dei propri cittadini. Come per l'Alzheimer - di cui il 21 settembre si celebra la giornata mondiale - in questo post non parliamo di prevenzione primaria ma di terapie, essendo ormai conclamata la patologia. Per la Pubblica Amministrazione il male si chiama taglio lineare con la complicanza della malaregolazione (quel "virus" altamente aggressivo che fa di ogni funzionario pubblico un potenziale, a volte inconsapevole, killer del bene comune). Come molto spesso avviene, da due problemi può nascere una soluzione: fondi dimezzati al bilancio dell'Archivio di Stato sommato alla necessità di mettere a valore le immani cubature di locali demaniali inutilizzati uguale: trasferimento del patrimonio archivistico in uno spazio della Capitale attualmente inutilizzato creando un domino della Pubblica Amministrazione. Questo sì che creerebbe l'occasione, di entrare nel merito dell'effettiva necessità di affittare locali di proprietà di privati da parte di società pubbliche e destinare il denaro risparmiato alla fruizione del materiale archivistico da parte dei cittadini, avviando, una volta per tutte, un ragionamento serio e risolutivo sugli archivi e sulla loro digitalizzazione, analizzando
competenze e funzioni del personale da riconvertire a questa funzione.

I peggiori criminali della storia hanno distrutto gli archivi, iregistri e gli elementi utili a tenere insieme i fili della memoria: i nazisti, a solo titolo esemplificativo e, ahimè, non esaustivo. Per aiutare i centocinquantamila nuovi malati di Alzheimer e le loro famiglie, e per difendere la memoria italiana, ora che peraltro vi sarà necessità di rendere fruibili anche i materiali sui quali è stato cancellato il segreto di Stato, i fondi non mancano, agendo sugli sprechi e sulla lotta alla corruzione (per la sola sanità il Rapporto dell'ISPE parla di 5,6 miliardi annui), si restituiscono risorse ai cittadini. La memoria è labile, mi piacerebbe che questo post diventasse un post-it per qualche decisore pubblico, tanto nel Ministero dei Beni Culturali quanto nel Ministero della Salute.

Marco Magheri
@marcomagheri 

 



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