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"Mi piace" : l'inganno e il pregiudizio

Facebook: intossicazione alcolica a catena. La nuova pericolosissima moda che dilaga sui social network

"Mi piace" : l'inganno e il pregiudizio

Ho scritto a Facebook chiedendo la rimozione di una foto che a mio giudizio incitava i giovani ad un atteggiamento offensivo e  violento. A dir la verità sarebbe la pagina web da rimuovere a causa  dell'invito esplicito all'intossicazione alcolica a catena, all'autolesionismo ma ho voluto testare le norme della community. Che si tratti di neknominate o di sfide estreme l'autolesionismo c'era e a mio parere c’è. Mi rispondono oggi che hanno analizzato la segnalazione e che secondo loro non istiga all'odio ( e chi aveva parlato di odio ?) e che non sono state violate le norme della community (posterò sulla mia pagina Facebook le foto dello scambio di questo esercizio di falsa e inutile democrazia).

Mi invitano cortesemente ad un questionario di soddisfazione ... Prima di imbarcarmi sul volo per Lussemburgo compilo tutto e in un campo note, l'unico libero da risposte chiuse che non ti consentono mai di esprimere ciò che vuoi, faccio notare che la mia segnalazione  si riferiva ad un uso reiterato del bere a rischio da parte di giovani di cui non si può evincere l'età legale e che spingono e sono spinti ad eccedere nel bere in maniera filmata, chiaramente ed inequivocabilmente intossicante, per me autolesionistica e rivolta a determinare sicura minaccia alla sicurezza (oltre che alla salute) di se stessi, non escludendo il possibile incremento di rischio all'incolumità di terzi.

Segnalo che non è escluso che il comportamento violi le leggi in vigore in termini di tutela di salute e sicurezza e che queste probabilmente sarebbero ragioni sufficienti per citare Facebook in giudizio. Ma giudizio di chi? Sarebbe sufficiente il nostro, mi rispondo, ma sorridendo amaramente.

 "Mi piace", un pollice rivolto verso l'alto, riassume su Facebook la summa delle nostre capacità di valutazione, un giudizio, appunto, una nobile facoltà di discernimento di estrema complessità banalizzata e mortificata, a mio parere, dalla mancata possibilità di poter disporre di un altrettanto rilevante "Non mi piace". Ho visto mettere un segno di gradimento, un "Mi piace" su terremoti, omicidi efferati, volti deformi di bambini, fatti di cronaca, incidenti e comportamenti che con il buon senso, con la responsabilità, con il rispetto non hanno nulla a che vedere. Rispetto, un concetto oggi veramente astratto, un azione negletta che è alla base dei tanti problemi che affliggono i nostri ragazzi e le ragazze in particolare.

Rispetto che nessuno insegna, non solo ai giovani; il rispetto per se stessi, per il proprio corpo, per la reputazione (ma cos'è la reputazione per loro in un mondo in cui la reputazione non conta ?), per la propria vita un po' svenduta, un po' svilita, per certi versi anche sottratta a quella giusta prospettiva dignitosa di contributo allo sviluppo e al benessere, al progresso della collettività che non può e non deve essere frutto di speranza ma di un diritto oggi sottratto dalle stesse istituzioni ad intere generazioni. Persino esibirsi in un filmato "selfy" in comportamenti discutibili strappa un " mi piace" , l'obolo perverso dal palcoscenico virtuale che immola protagonisti per un attimo chiunque si voglia cimentare in atti di cui potrai, forse, anche pentirti, o forse no.

E penso a quanti recrimineranno, non soffermandosi sul fatto che un filmato, un immagine sul web non è più tua ma di pubblico dominio, quanti magari si potrebbero rammaricare nel vedersi pregiudicate relazioni personali o, ad esempio, le pur minime probabilità di successo per una selezione nel mondo del lavoro a causa di un sempre possibile, agevolissimo riscontro sul web, da parte di chiunque ( già lo fanno, sottolineo) di immagini o, peggio, di filmati  che non supportano di certo l'affidabilità o la serietà richieste.
E allora ? Allora "Mi piace" lo stesso, perché devo esserci e si deve vedere, si deve notare. E poi, anche se non mi piace, che colpa ne ho se nessuno mi fa capire la differenza ? Se la famiglia, la scuola, la società o le istituzioni non mi fanno capire il senso di me come persona, preziosa  risorsa per il futuro migliore che oggi ho diritto e dovere di contribuire a costruire? Non c'è spazio per il "Non mi piace", per la maggioranza silenziosa, come si diceva negli anni non lontani in cui i diritti si conquistavano e Facebook è il Grande Fratello che oggi gestisce in una "community" uno spazio di apparente libertà che a ben usarlo cambierebbe il mondo ma che in realtà non riesce neppure a regolamentarne gli eccessi.

Non mi piace. E le norme dei social network sono lo specchio delle società e del modo di vivere, infrastrutture puramente estetiche, di apparenza, di pregiudizio all'etica e all'onestà intellettuale, incapaci di distinguere persino tra la socialità e convivialità e superamento delle norme della civile convivenza. Inganno e pregiudizio di cui bisognerebbe parlare, far emergere, suscitare e avere maggiore consapevolezza per farla crescere in quanti pensano di essere attori ma in effetti subiscono, senza rendersi conto che ragionare su ciò che si fa non dovrebbe essere l'eccezione ma la prima regola per chi vuole essere o diventare il vero artefice del proprio esistere.

Emanuele Scafato



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