Nuovo anno: tempo di bilanci e di nuove sfide per la ricerca scientifica
Prima di tutto, buon 2014 a tutti! Questo periodo dell’anno è, per tradizione, un momento di bilanci. Il 2013 è stato un anno travagliato sotto molti aspetti: economici, politici e sociali, e lo è stato anche, anzi particolarmente, per la scienza in Italia.
Prima di tutto, buon 2014 a tutti! Questo periodo dell’anno è, per tradizione, un momento di bilanci. Il 2013 è stato un anno travagliato sotto molti aspetti: economici, politici e sociali, e lo è stato anche, anzi particolarmente, per la scienza in Italia.
Sperimentazione animale, caso Stamina, clausole di salvaguardia sugli OGM; se ne è parlato molto, spesso male e con aggressività, a tutti i livelli della società, partendo dal dibattito politico (se mai c’è stato) e dai mezzi di comunicazione. Il diffuso e radicato sentimento di sfiducia generalizzata nelle istituzioni, le cui radici sono molteplici e profonde, ha colpito di riflesso anche la scienza “canonica”, quella che segue le regole codificate dalla comunità scientifica e che, in linea generale, servono a garantire l’applicazione del metodo scientifico e la validità dei dati prodotti.
Il risultato è un caos informe che ha l’unico esito di inasprire ancora di più i toni e rischia di far perdere di vista un obiettivo fondamentale per la ripresa, economica e sociale, del nostro paese: una seria riforma delle politiche economiche per la ricerca e l’innovazione. Eppure, come è tipico dell’Italia, in mezzo a tante difficoltà emergono sempre dimostrazioni di eccellenza, e la ricerca biomedica non è da meno. Tra i molti, vorrei citare due esempi, totalmente italiani. Il primo ci riporta allo scorso luglio, all’Istituto San Raffaele di Milano, dove il gruppo di ricerca guidato da Luigi Naldini ha messo a punto una terapia genica per due rare e gravi malattie genetiche infantili, la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di Wiskott-Aldrich. Un risultato straordinario a livello mondiale, pubblicato anche sulla rivista Science.
Il secondo invece è un virtuoso caso di collaborazione tra industria e università: l’azienda biotecnologica Holostem Terapie Avanzate, spin off dell’Università di Modena e Reggio Emilia, sta per ottenere l’autorizzazione europea per il commercio di una terapia a base di cellule staminali per la rigenerazione della cornea. Questi due esempi sono un’iniezione di fiducia e soprattutto la dimostrazione che un lavoro serio e costante da parte di professionisti che applicano il metodo scientifico porta sempre a buoni frutti. Del resto, se la fine di un anno è il momento dei bilanci, l’inizio del nuovo è quello dell’ottimismo, in cui si guarda al futuro con un’energia rinnovata: poiché la scienza non si ferma mai, e ogni traguardo scientifico pone nuove sfide, in che direzione si muoverà la ricerca nel 2014 e nei prossimi anni?
La grande sfida mondiale della medicina e della ricerca biomedica del futuro riguarda le cosidette “malattie dell’invecchiamento”, che si possono raggruppare in tre gruppi: tumori, malattie neurodegenerative e malattie cardiovascolari.
I progressi della medicina degli ultimi decenni hanno drasticamente aumentato, almeno nei paesi industrializzati, l’aspettativa di vita che ora è intorno agli 80 anni e le stime prevedono che possa superare i 100 anni nel corso del prossimo secolo. L’aumento dell’età media, unito al cambiamento degli stili di vita spesso troppo sedentari e non salutari, ha causato una grande diffusione di queste tre tipologie di malattie; dei veri e propri killer che, insieme, rappresentano la stragrande maggioranza delle cause di morte nei paesi occidentali e il cui impatto è sicuramente destinato ad aumentare nei prossimi anni.
La sfida che attende la ricerca biomedica è ardua; si tratta infatti in tutti i casi di malattie estremamente complesse, causate da una moltitudine di fattori sia di origine genetica che ambientale, molti dei quali ancora sconosciuti. E’ fondamentale comprendere i meccanismi molecolari e biologici che determinano la nascita e il progredire di queste malattie, per capire quali armi farmacologiche e terapeutiche si possono sviluppare per combatterle. Un altro fronte nella lotta contro queste malattie passa per la prevenzione e la diagnosi precoce. Pensiamo ai tumori: la prima causa di morte nei pazienti colpiti da cancro non è quasi mai il tumore primario, ma le metastasi. Più tardi un tumore è diagnosticato, più difficile è combatterlo. Riuscire a identificare un tumore quando è appena all’inizio, addirittura costituito da poche cellule tale da non essere ancora identificabile dagli esami strumentali come la TAC, può davvero rappresentare la svolta nella cura. La ricerca sta mettendo molti sforzi proprio nell’identificare marcatori biologici precoci, come i microRNA nel sangue, utili ai medici per intervenire tempestivamente.
Sul fronte prevenzione, moltissimi passi avanti sono stati fatti per capirne i meccanismi molecolari alla base. Questo è il campo di indagine della nutrigenomica, cioè la scienza che studia come le molecole presenti nei cibi influenzino i nostri geni e le nostre cellule. Un esempio sono le antocianine, molecole antiossidanti contenute in frutta e verdura, che proteggono da infarto, malattie cardiache e tumori. Infine, l’ultima grande rivoluzione della scienza biomedica è la “medicina personalizzata”: grazie alle moderne tecniche di sequenziamento del DNA si potrà nei prossimi anni sequenziare di routine non solo il genoma di un paziente ma anche il genoma del suo tumore o del tessuto affetto da una malattia degenerativa. Con le “firme genetiche” di ciascun paziente sarà possibile somministrare la terapia migliore su misura per il singolo paziente e per la specifica fase della malattia. La conoscenza molecolare delle proteine mutate nelle malattie inoltre permette la sintesi di “farmaci intelligenti” più mirati, diminuendo molto tossicità e migliorando l’efficacia.
Le sfide per la scienza biomedica sono dunque tante, ardue e complesse: molto probabilmente ci vorranno parecchi anni per vincerle ma basta guardare all’anno appena trascorso per avere fiducia che, nonostante tutto, attraverso il lavoro serio di ricercatori e scienziati competenti, non c’è motivo di dubitare che non accadrà.