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Fare a meno della scienza? Impossibile!

La scienza è parte integrante delle moderne società: farne a meno è utopistico ma conoscerla e comprenderla è fondamentale per ogni cittadino che voglia essere consapevole e partecipativo

Fare a meno della scienza? Impossibile!

Carl Sagan, astronomo americano e uno dei più grandi divulgatori scientifici del secolo scorso, così parlava già alcuni anni fa:

Viviamo in una società completamente dipendente dalla scienza e dalla tecnologia e nonostante ciò abbiamo fatto in modo che praticamente nessuno comprenda la scienza e la tecnologia. Questa è la ricetta perfetta per un disastro!

Col senno di poi, possiamo dire che le sue parole si sono rivelate davvero profetiche! La moderna società in cui viviamo, almeno nei paesi occidentali e industrializzati, è stata definita dagli storici della scienza la società della conoscenza. Essa è ormai completamente pervasa e fondata sulle applicazioni tecnologiche della scienza.

Non ce rendiamo conto nella vita quotidiana, talmente diamo per scontato il nostro modo di vivere, ma ogni oggetto, ogni strumento che utilizziamo, è impregnato di una conoscenza altamente specializzata, tecnica e scientifica. Le nostre case, con l’elettricità e gli elettrodomestici, sono un concentrato di tecnologia; i cellulari e internet con i quali comunichiamo e reperiamo informazioni, i computer con cui lavoriamo, il sistema di trasporto con cui viaggiamo… e naturalmente tutto quello che riguarda la nostra salute, da una glicemia, a un esame radiologico, per non parlare di un complesso intervento chirurgico. Persino i prodotti che compriamo, anche quelli biologici e locali, sono il risultato di un percorso di produzione e confezionamento che è il risultato della scienza e della tecnologia. Se di colpo cancellassimo tutta la scienza presente nella nostra vita, e di cui per la maggior parte siamo inconsapevoli, le società moderne collasserebbero letteralmente su loro stesse.

Eppure, mai come in questo periodo la conoscenza della scienza, a livello della popolazione generale, ha raggiunto livelli così bassi. É vero che la scienza è complicata ed  esistono moltissime discipline, per cui è umanamente impossibile essere aggiornati su tutto. Ma non è tanto la conoscenza delle nozioni che è importante. Quello che è importante è la conoscenza di come lavora la scienza, del metodo scientifico e del ruolo che ha avuto e ha tutt’ora come leva di progresso economico, sociale e culturale.

L’assenza di conoscenza non può che portare, come giustamente affermava Carl Sagan, a un disastro e a un aspro conflitto tra scienza e società civile in circostanze di emergenza (pensiamo ad esempio al caso della centrale nucleare di Fukushima) o in situazioni a forte impatto emotivo e psicologico (come nel caso Stamina). Conflitti che sfociano quasi sempre in scontri “muro contro muro” che vanno a minare nelle fondamenta il rapporto già difficile tra scienza e società, minando le fondamenta stesse su cui si basano le attuali società moderne.

La scienza è amorale, non è né buona né cattiva, né giusta né sbagliata: è semplicemente nuova conoscenza del mondo che ci circonda. Ciò che fa la differenza è sempre l’uso che se ne fa, e per questo è molto importante, anzi fondamentale, che la scienza e gli scienziati dialoghino sempre con la società, rappresentata da filosofi, esperti di etica, ma anche e soprattutto con i cittadini. Che gli scienziati debbano uscire dalla loro “torre d’avorio” e riflettere anche sulle conseguenze che la scienza da loro prodotta può avere sulla società del proprio tempo era già chiaro, nella seconda metà del secolo scorso, al grande chimico Linus Pauling. È l’unico scienziato ad aver vinto due premi Nobel, di cui uno non per meriti scientifici; il primo per la Chimica nel 1954, per le sue ricerche sui legami chimici, e uno per la Pace nel 1962, per il suo impegno civile e politico contro le armi nucleari e l’uso scellerato della tecnologia atomica.

La scienza non va lasciata all’anarchia di se stessa, ma va guidata nel suo processo, e incanalata per essere davvero al servizio della collettività. Questo atteggiamento di sorveglianza non deve però sfociare in assurde derive irrazionali: si sentono sempre più spesso persone, anche nell’arena dei media e dell’opinione pubblica, fare affermazioni apertamente anti-scientifiche, facendone quasi un vanto,  come se la scienza fosse qualcosa di cui si può fare a meno, senza rendersi conto che ormai essa rappresenta il tessuto sociale su cui si fonda la società in cui viviamo.

Per citare nuovamente Carl Sagan:

In una società impregnata di tecnologia come la nostra, ma sempre più assediata da nuovi profeti, impeti di irrazionalità e falsa ricerca del meraviglioso, allontanarsi dalla scienza o permettere che venga demonizzata, significa in realtà consegnarci ai veri demoni: l'irrazionalità, la superstizione e il pregiudizio ed entrare in un'epoca di nuovo oscurantismo.



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