Adesso la dieta vegetariana fa male?
Un recente articolo sul rapporto tra abitudini alimentari e stato di salute ha scatenato un dibattito più mediatico che scientifico
Nel mondo dell’informazione sulla salute e sulla medicina è ormai quasi un’abitudine: ciclicamente si scatena sui media, soprattutto sul web e sui social network, una diatriba intorno a un tema particolarmente caldo e sentito. Questa volta è toccata alla dieta vegetariana.
A scatenare il dibattito, con conseguente carosello di commenti pro o contro, la notizia secondo cui uno studio austriaco, pubblicato sulla rivista scientifica Plos ONE, avrebbe dimostrato che i vegetariani sono meno sani di chi segue una dieta “onnivora”. Questo ha creato non poca confusione, nonché una certa soddisfazione da parte di chi è un “carnivoro convinto”, visto che da tempo si afferma che una dieta a basso, o nullo, contenuto di carne e proteine di origine animale è un prezioso alleato della nostra salute.
Dove sta la verità? Gli scienziati sono davvero così confusi?
Innanzi tutto bisogna premettere che, nella scienza, è piuttosto normale che siano pubblicati studi che “apparentemente” sembrano contraddire ciò che è stato accettato fino a quel momento: è esattamente in questo modo che la scienza progredisce. È però essenziale valutare se i nuovi risultati portano davvero a conclusioni diverse. Nella vicenda dello studio austriaco, sui giornali e nella stampa generalista è stato trascurato, o non sufficientemente evidenziato da titoli e commenti sensazionalistici, un dettaglio fondamentale: lo studio originale è basato semplicemente sull’analisi di interviste che, sebbene condotte in maniera metodologicamente corretta, mettono in relazione le abitudini alimentari e la salute di un campione di austriaci sulla base delle risposte date alle domande.
Nello studio originale non sono analizzati parametri medici (come cartelle cliniche o esami del sangue), più “obiettivi” quando si tratta di tracciare una relazione causa effetto tra stili di vita e salute.
E sono gli stessi scienziati che hanno firmato l’articolo, infatti, a premurarsi di rendere chiari i limiti della loro ricerca, che si presenta come un’analisi statistica ma non conclusiva. Tutto quello che si può dire è: chi dichiara di avere abitudini vegetariane dichiara anche di avere più allergie, più tumori e di soffrire maggiormente di forme depressive e ansia. È diverso da affermare che una dieta vegetariana è meno sana di una dieta non vegetariana, cosa che infatti i ricercatori si guardano bene dal fare. La scienza, quindi, in questo caso ha ancora le idee ben chiare, e si è limitata a riportare un’osservazione in base a dichiarazioni di individui.
La sfumatura è sottile, ma molto importante, e non è stata assolutamente colta nel dibattito mediatico e giornalistico, dove si tende sempre a dipingere la realtà in bianco o nero, piuttosto che in scala di grigi, perché è più semplice e immediato. Ma non sempre corretto scientificamente.
Resta comunque strano che i vegetariani dichiarino di essere meno sani degli onnivori: da cosa può dipendere questo risultato inatteso?
Le spiegazioni potrebbero essere molteplici. Innanzi tutto, dobbiamo tenere a mente che, per quanto le domande dell’intervista siano standard, vi è sicuramente una grossa percentuale di variabilità individuale nelle risposte; considerando che in generale chi segue un’alimentazione vegetariana è, in media, più attento ai segnali del proprio corpo, è più probabile che un vegetariano riferisca come “allergia” un sintomo anche lieve che invece non viene considerato tale da chi segue un’alimentazione tradizionale, sovrastimandone il numero. Questo discorso è forse ancora più valido nel caso di ansia e patologie depressive. La depressione è una vera e propria malattia con determinate caratteristiche che deve essere diagnosticata da un medico, ma spesso le persone si considerano “depresse” o “ansiose” nel senso comune del termine. Tutto questo non ha nulla di patologico, ma può essere definito tale dal singolo individuo che risponde alla domanda.
E per quanto riguarda il dato relativo alla maggiore incidenza di tumori? A differenza di patologie generiche come allergie e forme di depressione, che sono più facilmente soggette ad “autodiagnosi”, chi dichiara di avere o avere avuto un tumore generalmente ha davvero avuto una diagnosi clinica.
Questo è forse l’aspetto più interessante che, come suggeriscono gli autori dello studio, merita ulteriori indagini. Non si può escludere a priori che alcune forme di tumore -nello studio si utilizza la parola generica tumore, al singolare, ma in realtà i tumori sono oltre 200 malattie diverse- possano essere più frequenti in chi ha abitudini vegetariane, ma al momento non ci sono evidenze scientifiche riguardo.
Gli stessi ricercatori, nella discussione dell’articolo, dichiarano che l’aumentata incidenza di cancro nei vegetariani potrebbe essere una coincidenza, o essere collegati ad altri fattori non legati alle abitudini alimentari, come la frequenza con cui ci si sottopone a esami di screening, ad esempio per tumori.
È anche doveroso riflettere sul fatto che seguire una dieta vegetariana corretta, che garantisca quindi un completo apporto nutrizionale, è sicuramente più difficile sul piano pratico rispetto a seguire un’alimentazione onnivora. È quindi verosimile pensare che, tra tutte le persone intervistate nello studio in esame, vi siano anche vegetariani la cui dieta risulta carente in alcuni principi nutrizionali, esponendo quindi l’individuo a maggiori problemi di salute, e che potrebbe spiegare in parte i risultati osservati.
Una ricerca causa-effetto dovrebbe essere svolta controllando in maniera specifica e precisa le diete condotte dai vegetariani e da non-vegetariani, in termini di quantità e qualità dei cibi. Analisi che non è stata fatta nello studio in oggetto.
Gli stessi ricercatori austriaci hanno evidenziato nel loro articolo come non è dato sapere se chi si è dichiarato vegetariano lo è per libera scelta, o invece spinto proprio da motivi di salute, come la diagnosi di una patologia, o da esigenze di controllo del peso; questo farebbe aumentare il numero persone che dichiarano di avere una dieta vegetariana e una certa patologia, ma non vuole dire che la seconda sia a causa della prima.
Infine, è bene ricordare che non necessariamente vegetarianismo fa sempre rima con sana alimentazione. Chi si dichiara vegetariano perché non mangia carne e pesce ma consuma grandi quantità di formaggio, creme al cioccolato e patatine fritte, avrà un’alimentazione comunque scorretta e avrà più probabilità di sviluppare problemi di salute rispetto a un onnivoro che segue però un’alimentazione più equilibrata. Poiché nello studio non vi sono dati obiettivi sulla composizione delle singole diete di chi si dichiara vegetariano, non possiamo escludere casi di questo tipo.
In conclusione, quindi, possiamo affermare che l’evidenzia scientifica corrente in tema di cibo e salute non è stata messa in discussione dallo studio austriaco; lo hanno evidenziato più volte gli stessi ricercatori nello studio, a differenza di quanto fatto da molti giornalisti. Un’alimentazione vegetariana, purché completa, bilanciata e variegata tale da assicurare tutti i principali nutrienti, è più sana di una dieta troppo ricca di carni rosse e proteine animali. Le buone abitudini alimentari, senza mai dimenticare gli altri corretti stili di vita come l’esercizio fisico e l’astensione da fumo e alcool, sono una grande arma per aiutare a prevenire e a combattere molte malattie croniche, tra cui i tumori.
Questa vicenda dovrebbe fare riflettere ancora una volta sul delicato problema della corretta informazione in tema di scienza, medicina e salute, da parte dei mezzi di comunicazione. Non sempre, infatti, il messaggio comunicato attraverso la stampa rappresenta davvero il vero messaggio scientifico, arrivando, come nel caso della dieta vegetarana, fino a stravolgerne completamente il senso originale.