Sobrietà e professione medica
Al primo posto il guadagno o il malato?
Una volta un grande clinico mi disse: “Vedi i medici talora vengono obnubilati dal denaro e non si fermano più. Oggi una barca di dodici metri, poi una di venti e così via. Bisogna che siano sobri nella loro attività e fare la libera professione in ospedale sarebbe la cosa migliore”. E me lo diceva, non perché uno non dovesse onestamente godere dei benefici della professione, ma perché la temperanza e la sobrietà dovessero essere alla base del loro impegno, perché se così non fosse stato avrebbero messo al primo posto, nei loro studi, il guadagno e non il malato.
Dicevo spesso ai miei collaboratori: ”Noi dobbiamo fare tesoro di chi parla in questo modo”, volendo significare che bisognava trarre insegnamenti da queste figure per essere capaci di offrire una immagine positiva di quanto facciamo, non interessata, di non lasciarci stordire dal contingente. Professionisti onesti oltre che preparati! In una società povera di maestri questo mio fortuito incontro fu di grande consolazione.
Maestro nella nostra professione è colui che insegna l’arte medica, l’importanza dello studio e della ricerca, ma anche dà il buon esempio e testimonia con il comportamento i valori in cui si deve credere.