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L'infermiere al tempo del Covid-19

Una figura poco considerata ma fondamentale per la salute del malato

L'infermiere al tempo del Covid-19

Il Coronavirus ha messo in primo piano la figura dell’infermiere, superando nei fatti una vetusta concezione ancillare, subalterna al medico e a affermandone una autonomia professionale, paritetica e integrativa.

Siamo ormai lontani da quanto accaduto nel 2018, quando l’Ordine dei medici di ina importante citta italiana avviava un procedimento disciplinare nei riguardi di un assessore regionale (medico) reo di battersi per la presenza a bordo delle ambulanze di soli infermieri professionali specializzati. Quasi questi non fossero in grado di sopperire alle urgenze del momento. L’autonomia della figura dell’infermiere è andata nel tempo silenziosamente affermandosi, sia nella prassi (ai tempi un ago in vena lo metteva solo il medico), che nelle normative (costituzione di un Ordine professionale).

Questa emergenza ci ha insegnato che le sinergie portano a casa i risultati, che l’assistenza è multifattoriale, che gli infermieri pianificano pariteticamente col medico e partecipano attivamente ai programmi di cura, che alcune funzioni possono essere loro attribuite (atti rianimatori, rieducazione funzionale, gestione di apparecchiature sofisticate, coordinamenti assistenziali, tutoraggio di protocolli e via dicendo), che non ci sono primi e secondi ma professionisti attenti e dialoganti che si integrano, ognuno con le proprie competenze, verso un obiettivo comune: la salute del malato.



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