Intelligenze artificiali in medicina
Stiamo nell'era dei big-data. Ma il colloquio e l'osservazione del malato rimarranno imprescindibili
Quella in corso è l’era delle intelligenze artificiali che contengono una miriade di informazioni a disposizione delle attività umane. Molte industrie ci stanno lavorando, lo stato dell’arte è avanzato e per quanto riguarda la medicina siamo alla vigilia dell’utilizzo di grossi contenitori informatici di dati, sintomi, cure, informazioni inimmaginabili per ogni situazione, per ogni singolo caso. Basterà inserire nel computer dei dati, schiacciare un bottone e come al bancomat avere una ricevuta con la risposta.
Una vera rivoluzione che irrompe nella professione medica fino a ieri ancorata al metodo clinico, che vedeva nella osservazione personalizzata del malato il punto di partenza del ragionamento per formulare ipotesi, arrivare a una diagnosi e proporre delle soluzioni. Una novità enorme che mette in crisi il lavoro del medico indotto a interrogarsi sulla sua professionalità. Trattasi comunque di «progresso» e non può essere rifiutato e demonizzato adducendo la messa in crisi del rapporto medico-paziente. Sarebbe considerazione riduttiva: ci si deve «inserire» nella novità e «visitarla» come nuova modalità di crescita professionale. Del resto a partire dagli anni cinquanta le trasformazioni sono state enormi e il medico è sempre stato in grado di utilizzarle al meglio da protagonista e non da spettatore. E dunque l’uso delle intelligenze artificiali va visto come parte di una nuova metodologia in cui comunque il malato resta centrale. Da lui andranno estratte le informazioni da inserire nel «cervellone» e dovrà essere chi lo visita a leggere le risposte e valutarne la applicabilità.
Certo l’intelligenza artificiale avrà una quantità di dati superiore al sapere individuale ma il colloquio, la osservazione del malato e la visita saranno sempre imprescindibili. La macchina non sarà mai in grado di rilevare casi di serendipità (scoperte occasionali) che da Ippocrate a oggi hanno costellato la storia della medicina (Penicillina e Raggi X sono classici esempi che si citano, ma ve ne sono molti altri) e che nascono solo da una medicina personalizzata. Queste novità tecnologiche non indeboliscono il valore del clinico che confronta i suoi dati con quelli della macchina e la usa come strumento di apprendimento, di crescita e di verifica del proprio spere. Le novità vanno «cavalcate» e non rifiutate.