«Il dovere del medico è chiedere perdono»
La riflessione di un medico sul senso del suo lavoro. Sugli errori fatti e su quelli possibili
In un mirabile film di Ingmar Bergman, Il posto delle fragole, il prof. Isak Borg, illustre professore di medicina, si reca da Stoccolma all'Università di Lund a ritirare un premio per il cinquantesimo anniversario della sua carriera. Durante il tragitto sogna di essere in un aula universitaria e di essere interrogato da austeri professori. Alla domanda: qual è il principale dovere del medico? non è in grado di rispondere. La risposta del severo interrogante sarà: il principale dovere del medico è chiedere perdono.
Perché e a chi il prof. Borg avrebbe dovuto chiedere perdono? Forse, anche se era stato un luminare, doveva scusarsi con i collaboratori che non aveva mai ascoltato e con i quali era stato rude e presupponente. Forse non aveva accettato i loro consigli arroccato in un atteggiamento autoritario. Forse non li aveva difesi a sufficienza se ingiustamente accusati. Forse per interessi personali non si era dato sufficientemente da fare per migliorare la struttura che dirigeva. Forse era stato crudo coi pazienti, e aveva pensato più all’aspetto economico della professione che a quello oblativo. Forse li aveva trascurati perché più sensibile alle sirene dei potenti, che gli avrebbero fatto fare carriera, conquistare posizioni importanti, assecondandoli nelle loro mire magari chiudendo gli occhi su situazioni poco chiare. Forse non si era mostrato attento alle angosce dei familiari degli ammalati, infastidito dai loro quesiti e dalla loro apprensione. Tutte supposizioni certamente, ma quella risposta data è estremamente stimolante, attuale e calzante per chi - medico - dovrebbe sempre riflettere sul senso del suo lavoro, qualsiasi ruolo occupi e sugli errori fatti o possibili nella quotidianità.