I medici e le scuole di specializzazione
Specializzazioni e carenza di medici: e se guardassimo a come funzionava un tempo?
Nei tempi andati (non poi tanto lontani) chi si laureava in medicina, faceva l’esame di stato (roba seria) che lo abilitava a svolgere la professione ed era pronto per lavorare, libero professionista o ospedaliero. In quest’ultimo caso continuava a frequentare il reparto dove aveva preparato la tesi o iniziava in quello più consono alle sue aspirazioni. Qui collaborava con personale, faceva esperienza, incontrando primari e assistenti che insegnavano e lo arricchivano, era una scuola vera e propria. Poteva addirittura nel tempo essere assunto come assistente pur senza diploma di specialità in un reparto che magari aveva scelto fin da quando era studente e che quotidianamente continuava a aggiornarlo. In contemporanea si iscriveva a sue spese ad una scuola di specializzazione universitaria (nella materia in cui già lavorava) e proseguiva la carriera.
Ora non è più così, per avere un posto in ospedale bisogna essere prima specializzati. Ma il vecchio sistema permetteva maggiore flessibilità e non chiudeva la possibilità a tanti giovani di essere assunti in tempi brevi e colmare i vuoti dei reparti, del resto lo stato lo aveva già abilitato a fare quel lavoro. Era tutto più semplice. Non sarebbe male nelle attuali programmazioni tenere conto anche delle formule passate in cui qualcosa di buono c’era!