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È giusto che i personaggi noti si curino all'estero?

Chi dovrebbe dare l'esempio, spesso predica bene e razzola male. La sanità italiana è di alto livello anche nelle strutture pubbliche, ma si ha la percezione (fuorviante) che l'erba del vicino sia sempre più verde

È giusto che i personaggi noti si curino all'estero?

Non è infrequente apprendere dalla stampa che alcuni personaggi pubblici, industriali, attori, politici di destra e di sinistra vanno negli Stati Uniti per farsi curare. O scelgono la Svizzera e l’Inghilterra, sempre per lo stesso motivo. Una  domanda viene spontanea: ferma restando la libertà di scelta di ciascuno, nel nostro Paese non esistono strutture, competenze e specificità per risolvere i problemi di salute di personaggi importanti? Cosa nasce nell’immaginario collettivo di fronte alle  scelte di costoro? L’idea che in Italia non siamo in grado di curare la gente. Che gli umili mortali devono restare  qui, mentre le  persone che possono vanno all’estero perché là è meglio. Ma non è così.

La sanità italiana è ad alto livello non solo nel privato, ma anche nel pubblico e cosa curiosa è che  questa affermazione  è spesso ribadita proprio dagli stessi personaggi, in modo particolare i politici, che si recano in Svizzera e oltre oceano. E allora perché costoro non testimoniano anche nei fatti che si crede e si ha fiducia nella sanità del  loro paese? Chi ha una immagine pubblica, chi sa di “fare opinione”, dovrebbe riflettere su questa cosa evitando di dare impliciti segnali di sfiducia nel sistema che, al contrario, è molto buono, preparato aggiornato e con molte eccellenze. Andare all’estero ha senso soltanto quando in casa propria non vi sono risorse, quando non sono possibili interventi o cure particolari. E queste evenienze sono rarissime, ben poche sono le branche di cui dovremmo servirci altrove . Da noi è alto il livello della cardiologia, alta la competenza per gli accidenti vascolari e per la fisioterapia, alto il sapere in oncologia e così via. 

Vedere sui giornali che Tizio e Caio vanno a farsi curare oltre confine, senza una ragione precisa,  non è confortante. Abbiamo specialisti e ricercatori che nel quotidiano conseguono importanti  successi terapeutici, la  loro competenza e bravura è riconosciuta in tutto il mondo, stanno negli ospedali dal mattino alla sera, si sacrificano per  rendere sempre più efficienti le strutture. Ma l’esterofilia purtroppo non ha confini e l’erba del vicino è sempre più verde.

Alberto Scanni
@AlbertoScanni



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