Covid: una ferita nella vita e nell'animo del medico
Il segno della pandemia ha anche rilanciato valori sopiti nella collettività e nella professione medica
Nella tranquillità della nostra vita è entrata improvvisamente una forza distruttiva e imprevedibile: la pandemia! Di fronte a questo evento l’uomo della strada si fa un sacco di domande . Domande che, scava, scava, tentano di arrivare al perché del fenomeno. È come se si continuasse a grattare una crosta che si lascia permeare fino a un certo punto dalla scienza, ma impedisce di centrare il nocciolo, il primum movens del fenomeno. Si esce così dalla razionalità e si naviga in una nebulosa dove il nostro essere continua a cercare nel mistero della vita.
Queste drammatiche vicende comunque “insegnano” e la pandemia che ci ha colpito, inesorabilmente dalla sera alla mattina, ha “rilanciato” nella collettività valori assopiti. Ha rimesso in gioco tutti, medici compresi. Certamente li ha corroborati nel valore della loro professione, nell’impegno nel proprio ruolo, nel lavorare sodo, nel non vivacchiare, nella oblatività e generosità del gesto. Ha fatto scoprire loro che oltre all’ascolto e alla compassione c’è il consolare. Ha insegnato a resistere, a tener duro e non mollare per vincere una paura che sembra non finire mai, ma che va a tutti i costi sconfitta. Solidarietà, speranza, responsabilità, impegno, ascolto. Tutte parole che il Coronavirus ha costretto a rivisitare, a renderle azioni, gesti concreti inducendo ad essere più virtuosi, a far sì che sacrificio, impegno e rigore siano passaggi obbligati per un ritorno alla vita normale .