Come sta la medicina di famiglia?
È vero che "dal medico di famiglia non va più nessuno"?
L'ex sottosegretario Giorgetti al Meeting di Rimini di quest'anno, forse in modo ruvido e poco articolato, ha affermato che la “medicina di famiglia” vive un momento di crisi. A suo dire molti pazienti la usano poco e la useranno sempre meno visto che, a breve, i medici diminuiranno pesantemente per via del pensionamento.
Contro questa affermazione abbiamo assistito a una sollevazione di scudi della categoria a difesa di una attività diffusa a rete sul territorio nazionale che nel tempo ha acquisito credibilità e meriti. Cerchiamo di fronte a queste affermazioni di essere onesti, obiettivi e non corporativi. Un conto è la indiscussa utilità di una categoria e il servizio che presta e ha prestato, un conto è dire che va tutto bene. Bisogna avere il coraggio quando un “motore” non realizza a pieno le prestazioni dovute, di mettere in atto tutte le correzioni possibili.
Non si sente spesso dire che ci vorrebbe maggior collegamento tra i medici di famiglia e gli ospedali, che forse alcuni ricoveri in Pronto Soccorso non sono necessari, che si vorrebbe essere maggiormente ascoltati e visitati dal proprio medico di famiglia,che questi dedicasse più tempo alla attività ambulatoriale, che ci fosse più generosità nell’andare a visitare al domicilio, che le segreterie telefoniche usate in eccesso non sono buona cosa, che alla dimissione da un ricovero il curante si interfacciasse doverosamente con il reparto di degenza, e via e via.
Quindi senza nulla togliere ai meriti e alla generosità dei singoli, nonché alla indispensabilità della categoria, bisogna avere il coraggio di dare una risposta ai problemi di cui sopra. E lo si fa con la accettazione di nuove modalità organizzative, di contratti di lavoro meno arroccati sulla difensiva, più aperti al cambiamento e alla reale integrazione con le strutture del Sistema Sanitario Nazionale.
Viene spontanea a questo punto una domanda: perché la attività del nostro sistema sanitario deve essere frammentata in molteplici contratti (medici ambulatoriali, medici di famiglia, ospedalieri, ecc.) e non organizzata sotto un unico contratto di lavoro?