Chi pensa ai familiari dei malati?
In una famiglia, la malattia di uno è la malattia di tutti
Proviamo a metterci dall’altra parte di un malato di cancro! Dalla parte della sua famiglia, dalla parte di genitori, mariti, mogli, fratelli e figli. Tutti soggetti che si ritrovano improvvisamente in una situazione che ha sconvolto la quiete della loro vita, che oltre costringerli a riorganizzarsi per assistere nella quotidianità il congiunto, li ha investiti pesantemente dal punto di vista psicologico.
Si sentono soli, impreparati, bisognosi di essere aiutati a ritrovare un equilibrio che permetta loro di interfacciarsi positivamente col malato. Alle angosce delle famiglie ci si pensa poco e poco c’è in giro. Ci vorrebbe maggior attenzione: in una famiglia la malattia di uno è la malattia di tutti. Certo la famiglia può fare squadra, essere compatta per sostenersi e agire al meglio ma non basta! Non bastano neppure gli amici.
Ci vorrebbero dei supporti, degli aiuti qualificati per non far sentire soli padri, madri, figli, fratelli. Lo può fare il medico ma anche le istituzioni dovrebbero fare un qualcosa di più strutturato con consulenze ad hoc e sportelli di aiuto.