Chi insegna ai medici ad essere umani coi pazienti
L’Ordine dei Medici di Milano ha istituito una “Scuola di deontologia medica e di etica del comportamento”, una scuola vera e propria con docenti e ore di lezione, con momenti interattivi, con valutazione e attestato a fine corso. Perché riscoprire i valori umani dell’atto medico?

L’Ordine dei Medici di Milano ha istituito una “Scuola di deontologia medica e di etica del comportamento”, una scuola vera e propria con docenti e ore di lezione, con momenti interattivi, con valutazione e attestato a fine corso, il tutto per riscoprire i valori umani della professione.
Perché riscoprire i valori umani dell’atto medico?
Perché la tecnologia, peraltro necessaria, l’ha brutalizzato, perché non si visita più ma si ” fa prima” a far fare esami, perchè la burocrazia ha monetizzato e contingentato le prestazioni, perchè i direttori generali degli ospedali guardano solo ai bilanci, perché la spending review diventa il miraggio da conseguire, perché la medicina della evidenza, quella in base alla quale si danno solo farmaci di comprovata efficacia, fa dare risposte secche e non partecipate.
Perchè l’università non insegna ad essere umani, perchè ci si “riempie la bocca” con la centralità del malato, ma quando si deve risparmiare e quando non si raggiunge l’obiettivo e il direttore generale rischia di essere mandato a casa, il problema passa in secondo ordine. Perchè per superare le liste di attesa si scelgono vie private in istituti blasonati che presentano conti esorbitanti con freddezza e senza battere ciglio a malati che magari hanno impegnato i risparmi di una vita .
E perché anche la classe medica ha delle responsabilità individuali: nel privato e in molti ospedali non si percepisce quella dose di umanità e di gentilezza che potrebbe alleviare le angosce di pazienti e parenti. I malati raccontano di medici scontrosi, che parlano poco, che si mostrano indaffarati anche senza ragione, che hanno più attenzione al cellulare che a chi gli sta di fronte, che usano male il loro tempo, che considerano l’anamnesi semplice atto burocratico, senza riflettere che è un momento determinante per relazionarsi col malato ed entrare in confidenza con lui.
Situazione difficile certo ma inaccettabile per chi non deve dimenticare le ragioni di una scelta che costringe sì a un serio esame di coscienza, ma che fa anche dire che non sono accettabili tutte quelle imposizioni che costringono il medico a non fare il proprio dovere e che non spetta a lui risolvere le “magagne” del sistema, a lui spetta solo fare umanamente bene il proprio dovere. La scelta dell’Ordine di Milano si muove in questo senso e rappresenta un atto coraggioso e pragmatico nei riguardi dei propri affiliati.
Alberto Scanni