Qual è la relazione tra fumo e Bpco?
La broncopneumopatia cronico ostruttiva rappresenta la quarta causa di morte al mondo. Ma prevenirla è possibile, come spiega Sergio Harari, direttore del reparto di pneumologia dell'Ospedale San Giuseppe IRCCS Multimedica di Milano
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Mio padre ha 55 anni, fuma da venti e da qualche settimana gli è stata diagnosticata la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Possono essere state le sigarette a farlo ammalare?
(Sara T, Pavia)
Risponde Sergio Harari, direttore dell'unità di Pneumologia all'Ospedale San Giuseppe IRCCS Multimedica di Milano e membro del comitato scientifico di No Smoking Be Happy
La bronchite cronica ostruttiva che viene abbreviata normalmente in BPCO è la classica malattia del fumatore. È difficile avere una malattia come questa se non si è fumatore, 9 pazienti su 10 lo sono. È una malattia caratterizzata dalla presenza di tosse e catarro, spesso mattutini prolungati nel tempo ed è una malattia molto diffusa: in Italia si calcola che 4-5 milioni di soggetti siano sofferenti per BPCO. Anche questa è favorevolmente influenzata dalla sospensione del tabagismo in quanto blocca quel che è il peggioramento della funzione respiratoria che è determinato da questa malattia, ma che a sua volta è causato dal fumo e riduce in maniera molto significativa i sintomi. Bisogna avere la pazienza quando si smette di fumare di aspettare qualche mese, 3-6 mesi per avere dei benefici, essendo un bronchitico cronico, sintomatologici che si avvertono smettendo di fumare, ma dopo qualche mese si percepisce una riduzione della tosse una riduzione delle secrezioni, un miglioramento della funzionalità polmonare significativo e questo permette poi nel tempo di sentirsi meglio. È chiaro che il danno che viene fatto dal tabagismo non può tornare indietro, però possiamo arrestarne la progressione smettendo di fumare.