19-11-2017

Emma Bonino a Science for Peace 2017: fake news e post-verità

Emma Bonino, lei è nel comitato di programma di Science for Peace. Perché quest'anno avete deciso di parlare di scienza, di informazione, di democrazia, di verità? Perché è uno degli aspetti già presenti e potenzialmente dei più pericolosi rispetto alla semplice applicazione di un antico principio democratico, che è il conoscere per deliberare. Il problema è che le nuove tecnologie, così come avanza al mondo, amplificano questa violazione di fondo per cui ognuno scrive quello che gli pare, e diventa un corto circuito perché parte dalla rete, arriva la carta stampata, arriva alla gente, poi arriva la politica, o viceversa. Ma è un giro che si rinforza l'un con l'altro. C'è un unico modo. Per i ragazzi e per una conferenza di questo tipo l'unica cosa che io mi sento di dire è: passate meno tempo su Internet e studiate.

Dove si verificano e dove si osservano oggi maggiori danni della disinformazione? Io seguo due temi in particolare: Europa, Mediterraneo e migranti. Ogni giorno ce n'è una, per cui c'è solo da scegliere, non importa.

Perché la scienza è molto più vicina alla democrazia di quanto possa apparire? Perché il metodo scientifico, che è quello di basarsi su cifre, su test e modificare quello che non funziona, è esattamente il processo democratico. Quello che non lo è invece è il populismo, il sovranismo, le soluzioni facili. Quindi il metodo scientifico, come metodo democratico, è una cosa secondo me è fondamentale.

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