Tumore dell'ovaio
Le risposte alle domande più frequenti sul tumore dell'ovaio
Le risposte alle domande più frequenti sul tumore dell'ovaio
Alcuni sintomi che possono essere presenti anche nelle prime fasi della malattia sono dolore addominale o pelvico, che si propone in forma regolare ma non necessariamente continuativa; senso di pienezza precoce e di non riuscire a mangiare nella solita quantità; distensione addominale che persiste (non quella normale che va e viene).
Altri sintomi includono una modificazione delle abitudini intestinali; la frequenza minzionale; il sanguinamento vaginale e altre sintomatologie intestinali.
Trattandosi di sintomi generici, è molto probabile che quando si presentano siano dovuti ad altre cause e non ad un tumore ovarico. Tuttavia se persistono o diventano più gravi può essere utile tenerne un diario preciso e parlarne con il proprio medico.
Il tumore dell'ovaio è più frequente in menopausa, nelle donne tra i 50 ed i 65 anni di età, anche se può colpire anche in età più giovane. In Italia è la quinta causa di morte per tumore nelle donne tra i 50 e i 69 anni.
Per il tumore dell'ovaio, al momento, non esiste ancora un valido ed efficace strumento di screening e diagnosi precoce, come avviene per il tumore al seno (mammografia), del collo dell’utero (Pap test e HPV test) e del colon (ricerca di sangue occulto nelle feci). Tuttavia conosciamo alcuni importanti fattori che aumentano il rischio per il tumore dell’ovaio, e abbiamo a disposizione alcuni rimedi protettivi.
Per il tumore dell'ovaio esistono alcuni fattori protettivi che riducono il rischio di insorgenza:
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I fattori di rischio per il tumore dell’ovaio sono l’obesità, la comparsa precoce delle mestruazioni, una menopausa tardiva, terapie ormonali sostitutive dopo un periodo di 5 anni di assunzione, la presenza di un gene alterato acquisito dai genitori. Il rischio è più alto anche per donne che non hanno mai avuto figli o che hanno avuto la prima gravidanza in età avanzata.
Fattore di rischio ben noto e studiato per l'insorgenza del tumore dell'ovaio, così come del seno, è la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, i quali normalmente contrastano la genesi del tumore della mammella e dell’ovaio, e quando sono mutati non esercitano più la loro funzione protettiva.
Donne con madre e/o sorella, e/o figlia affette da tumore dell’ovaio hanno un maggior rischio di sviluppare la neoplasia, ma anche donne con familiarità per il tumore della mammella, specie se comparso in giovane età sotto i 35 anni, oppure tumore bilaterale della mammella, oppure tumore dell’ovaio e della mammella nella stessa paziente o nella stessa famiglia, oppure ancora il tumore della mammella in un maschio. Tutte queste situazioni suggeriscono la possibilità che in famiglia circoli il gene malato.
Non solo la genetica ci viene incontro con lo studio delle famiglie dei soggetti malati di tumore, ma è anche possibile eseguire un test di laboratorio sul sangue per identificare i portatori di questo gene malato.
Spesso è la visita ginecologica che pone il sospetto di un ovaio patologico: in questo caso si effettua l’ecografia transvaginale oppure quella transaddominale. Sono considerate importanti per la valutazione clinica, oltre all'età della donna, le dimensioni e le caratteristiche ecografiche delle ovaie. Questa valutazione è molto soggettiva, e le forme iniziali possono essere misconosciute da operatori poco esperti. Il dosaggio dei marcatori tumorali, in particolare del CA125, in caso di sospetto tumore può essere utile ad orientare la diagnosi che è resa difficile dalla posizione delle ovaie, situate in una zona del corpo poco accessibile.
La chirurgia svolge un ruolo importantissimo nella cura della neoplasia ovarica avanzata, dove si associa quasi sempre alla chemioterapia. Nei casi in cui la neoplasia appaia limitata all’ovaio è possibile sottoporre le pazienti ad un trattamento chirurgico mini-invasivo con tutti i vantaggi che ne conseguono come minor perdita ematica intra-operatoria, più breve degenza ospedaliera, associate ad una miglior qualità di vita e di risultato estetico dovuto alla presenza di piccole cicatrici cutanee.
Nelle donne giovani e che desiderino avere dei figli la chirurgia conservativa è una opzione percorribile in alcuni tumori non epiteliali, nei tumori cosiddetti borderline e negli stadi precoci del carcinoma ovarico. La paziente deve essere consapevole del rischio di recidive e deve inoltre sottoporsi ad un follow-up intensivo.
Per quanto riguarda la preservazione della fertilità in caso di tumore dell'ovaio, l’insidia maggiore è rappresentata dagli interventi chirurgici che rischiano di lasciare la donna priva degli organi in cui si producono i gameti (ovociti). Ma a intaccare la fertilità possono essere anche altri trattamenti come la chemioterapia e radioterapia (soprattutto se a livello pelvico e cerebrale), con cui sono chiamate a fare i conti anche le donne colpite dalla malattia in un’altra sede
Nel caso in cui si renda necessario il ricorso ai farmaci citotossici, le pazienti rischiano di andare incontro a una menopausa precoce, che pregiudica definitivamente le speranza di affrontare una gravidanza. Per tutte queste ragioni, quando si ha di fronte una giovane paziente oncologica, si fa il possibile per preservare la sua fertilità. Per le donne, le strategie attivabili sono la crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico, la soppressione delle ovaie (somministrando un farmaco che blocca l'ovulazione durante le terapie oncologiche) e la trasposizione chirurgica delle ovaie (per evitare che vengano intaccate dalla radioterapia).
Agli stadi più avanzati la sopravvivenza non raggiunge il 30%, tuttavia, se diagnosticato in fase precoce il tasso di sopravvivenza aumenta fino all’85-90%.