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Tumore della cervice uterina

Le risposte veloci alle domande più frequenti sul tumore della cervice uterina

Il tumore del collo dell'utero, o della cervice uterina, si sviluppa nella parte inferiore dell'utero che si apre nella vagina, chiamata appunto collo dell’utero o cervice uterina e colpisce donne solitamente giovani, di età compresa tra i 30 e i 50 anni.

Il tumore del corpo dell'utero, invece, si sviluppa nella parte centrale dell'utero, occupato principalmente dall’endometrio, e si verifica più comunemente in donne di età superiore ai 50 anni, più frequentemente tra i 50 e i 65 anni. Tuttavia, questo tipo di cancro può colpire donne più giovani, anche se è meno comune.

I tumori del collo dell’utero sono in genere asintomatici nelle loro fasi iniziali, anche se possono a volte dare luogo a perdite vaginali o sanguinamento.

Il principale fattore di rischio per i tumori del collo dell’utero è l’infezione da parte di alcuni genotipi di papillomavirus umano (HPV), trasmessi per via sessuale. Nella maggior parte dei casi il virus viene col tempo eliminato dal sistema immunitario senza dare lesioni. In una minoranza di donne l'infezione da HPV può persistere per molti anni o anche per tutta la vita. L'infezione cronica da parte di alcuni ceppi di HPV ad alto rischio può portare alla degenerazione verso una lesione preinvasiva, e successivamente tumorale invasiva, del collo dell'utero.

Possono contribuire allo sviluppo dei tumori altri fattori di rischio come il fumo, un alto numero di partner sessuali, l’immunosoppressione da farmaci e la predisposizione familiare (indicata dalla presenza di parenti strette a cui sia stato diagnosticato un tumore alla cervice uterina).

Il vaccino contro HPV esiste, e si tratta di uno dei pochissimi casi in cui una vaccinazione può agire come prevenzione primaria contro un tumore. La vaccinazione, tuttavia, non è diretta contro il tumore, ma contro un agente patogeno infettivo, il virus HPV. Poiché il 99,7% dei tumori al collo dell’utero sono ricollegabili proprio all’infezione da HPV, vaccinandoci contro di esso eliminiamo la causa primaria di questa neoplasia, così come uno dei principali fattori di rischio per altri tipi di tumore riguardanti l'area genitale, anale e oro-faringea.

La vaccinazione è consigliata per gli adolescenti tra gli 11 e i 13 anni, momento della vita in cui non è ancora iniziata l’attività sessuale e la risposta immunitaria stimolata dal vaccino è massima.

I test per lo screening del tumore del collo dell’utero sono il Pap-test e l'HPV-DNA test (test per Papilloma virus). Il test impiegato finora è il Pap Test, offerto ogni 3 anni alle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Poiché recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che sopra i 30 anni è più costo-efficace il test per il Papilloma virus (HPV-DNA test) effettuato ogni 5 anni, tutte le Regioni si stanno impegnando per adottare il modello basato sul test HPV-DNA. Il nuovo test di screening si basa sulla ricerca dell’infezione dell’HPV ad alto rischio con un prelievo simile a quello del Pap-test. L’esame deve essere effettuato non prima dei 30 anni ed essere ripetuto con intervalli non inferiori ai 5 anni in caso di negatività. 

La positività all’HPV-test non significa necessariamente che una donna svilupperà nel tempo un tumore, ma consente di effettuare tutti i controlli necessari per evidenziare la presenza di un’alterazione al collo dell’utero e di sottoporre la paziente ad ulteriori esami programmati nel tempo per rilevare in anticipo la formazione di qualsiasi anomalia. Il virus può scomparire comunque nel corso di poco tempo, ma è bene tenere sotto controllo se questo avviene.

A seconda dello stadio in cui il tumore viene diagnosticato, ma anche dell’età e dello stato di salute della paziente, la scelta terapeutica può essere diversa. L’approccio chirurgico varia in base all’estensione del tumore: la cosiddetta conizzazione asporta un’area conica del collo uterino che comprende tutto il tumore e può essere eseguita con metodiche chirurgiche tradizionali (bisturi) o con radiofrequenza o con laser. Queste tecniche possono essere messe in campo quando il tumore sia stato scoperto in fase precoce (al primo stadio), e permettono di conservare la funzionalità della cervice e la possibilità di una gravidanza.

Qualora invece la neoplasia si sia diffusa, è necessario ricorrere all’isterectomia (la rimozione dell’utero e dei tessuti adiacenti) con asportazione dei linfonodi che drenano la linfa dalla cervice uterina per verificarne l’eventuale compromissione tumorale. Come per i tumori del corpo dell’utero, in base ai fattori di rischio e alle caratteristiche del tumore, si può ricorrere anche alla radioterapia o chemioterapia.

Il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di tumore della cervice è circa del 70%.

In caso di tumore al collo dell’utero la possibilità di avere figli potrebbe essere compromessa a causa della rimozione chirurgica del collo dell’utero, della chemioterapia o della radioterapia.  Pertanto, quando si ha di fronte una giovane paziente oncologica, si fa il possibile per preservare la sua fertilità. Le strategie attivabili sono la crioconservazione degli ovociti o del tessuto ovarico, la soppressione delle ovaie (somministrando un farmaco che blocca l'ovulazione durante le terapie oncologiche) e la trasposizione chirurgica delle ovaie (per evitare che vengano intaccate dalla radioterapia).

Se invece il tumore è diagnosticato a uno stadio iniziale, la rimozione chirurgica può essere solo parziale, permettono di conservare la funzionalità della cervice e la possibilità di una gravidanza.

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