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Daniele Banfi
pubblicato il 27-04-2022

Anticorpi monoclonali: utili come profilassi contro Covid-19



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Non solo vaccini. Nelle persone immunocompromesse o ad elevato rischio di contrarre la malattia, l'utilizzo preventivo di Evusheld (Tixagevimab–Cilgavimab) è risultato efficace nell'evitare Covid-19. Già possibile riceverli in Italia

Anticorpi monoclonali: utili come profilassi contro Covid-19

La profilassi pre-esposizione con un'iniezione intramuscolare di Tixagevimab–Cilgavimab (AZD7442), la combinazione di due anticorpi monoclonali, è utile nel ridurre le probabilità di contrarre Covid-19 nelle persone immunocompromesse e ad alto rischio di contrarre la malattia. E' questo, in estrema sintesi, il risultato che emerge da uno studio condotto su oltre 5 mila individui pubblicato dal New England Journal of Medicine. Un'arma in più a disposizione, soprattutto per quelle persone che non rispondono adeguatamente alla vaccinazione.

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CHE COSA SONO GLI ANTICORPI MONOCLONALI?

Nella lotta a Covid-19 gli anticorpi giocano un ruolo cruciale. Sin dai primi mesi della pandemia l'isolamento dei più efficaci dal plasma dei pazienti e la successiva produzione su larga scala è parsa essere una delle principali soluzioni per neutralizzare il coronavirus. E' questo il caso degli anticorpi monoclonali, anticorpi riprodotti in laboratorio in quantità illimitata e per un numero infinito di volte che rappresentano un concentrato delle migliori armi del sistema immunitario per colpire il virus.

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QUANDO SI UTILIZZANO?

Pur non essendo "farmaci" in grado di agire bloccando la replicazione del virus, l'utilizzo di efficaci anticorpi monoclonali è stato pensato per ridurre al minimo i danni causati dal virus. Ad oggi sono infatti diverse le combinazioni di anticorpi monoclonali approvate nel trattamento degli individui affetti da Covid-19. Un ulteriore loro possibile utilizzo, prima dell'avvento dei vaccini, è stato quello in chiave "profilattica", ovvero un'iniezione preventiva di anticorpi per evitare di sviluppare forme gravi della malattia. Una strategia però poco battuta in quanto, fortunatamente, i vaccini sono arrivati in breve tempi consentendo di proteggere miliardi di persone.

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IL CASO DELLE PERSONE IMMUNOCOMPROMESSE

Esistono però dei casi in cui la vaccinazione non funziona efficacemente. E' questo il caso di coloro che hanno un sistema immunitario compromesso e per i quali è necessaria una protezione supplementare al vaccino. E' in questi individui che la profilassi con i monoclonali potrebbe essere una strada del tutto percorribile. Non solo, un altro caso è rappresentato da persone che sono particolarmente esposte al virus come gli operatori sanitari. 

I RISULTATI DELLO STUDIO PROVENT

Ed è con questo intento che è nato lo studio internazionale di fase 3 PROVENT che ha coinvolto 5200 persone. Obiettivo dell'analisi era la valtutazione dell'efficacia della combinazione di questi due anticorpi, sottoforma di profilassi pre-esposizione, nel prevenire il rischio di sviluppare la malattia in forma sintomatica. Dalle analisi da poco pubblicate è emerso che l'utilizzo dei due anticorpi monoclonali ha portato -a sei mesi dall'iniezione- ad una riduzione del rischio di sviluppare Covid-19 pari all'83%. I risultati, pur ottenuti contro varianti diverse dalla Omicron, dovrebbero essere confermati anche contro questa variante. Una recente analisi della Washington University School of Medicine ha dimostrato che la combinazione è in grado di neutralizzare anche la Omicron e tutte le sue sottovarianti.

IL COMMENTO DELL'ESPERTO

«Nonostante i vaccini contro il Covid-19 siano stati altamente efficaci nel ridurre l’ospedalizzazione e la morte -spiega Giovanni Di Perri, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Torino e Responsabile della Divisione Universitaria di Malattie Infettive all’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino- rimangono ancora numerose persone le cui condizioni individuali non permettono una valida risposta protettiva alla vaccinazione. Si tratta in particolare di individui immunodepressi e di coloro per i quali la vaccinazione è controindicata. Questi importanti dati pubblicati sul New England Journal of Medicine forniscono le evidenze di come una singola dose della combinazione di anticorpi monoclonali tixagevimab e cilgavimab, facilmente somministrabile per via intramuscolare, determini una protezione duratura. Inoltre, nei rari casi in cui l’infezione si è verificata nonostante la somministrazione dei due monoclonali, in nessun caso si è presentata in modo severo o critico».

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L'UTILIZZO IN ITALIA

Nel nostro Paese, già da febbraio e in base a quanto emerso dagli studi, la combinazione è stata resa disponibile da AIFA. Un'autorizzazione concessa sotto forma di profilassi pre-esposizione di Covid-19 in soggetti di età pari o superiore a 12 anni con grave stato di compromissione del sistema immunitario e in presenza di sierologia negativa. Come si legge in Gazzetta Ufficiale, «L’associazione di anticorpi monoclonali di cui al comma 1 è impiegata nel rispetto delle seguenti modalità: a) la selezione del paziente è affidata ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, ai medici delle USCA(R) e, in generale, ai medici che abbiano l'opportunità di individuare i pazienti che necessitano di una profilassi pre-esposizione al virus Sars-Cov2, nel rispetto dei criteri fissati dalla CTS e indicati nell’ambito del registro di monitoraggio, di cui all’art. 2; b) la prescrivibilità del prodotto è limitata ai medici operanti nell’ambito delle strutture identificate a livello locale per la somministrazione; c) è raccomandato il trattamento nell’ambito di una struttura ospedaliera o comunque in setting che consentano una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi».

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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