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Alimentazione
Serena Zoli
pubblicato il 10-05-2024

I consumi di alcol che mettono a rischio il fegato dei ragazzi



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I consumi a rischio riguardano 1,3 milioni di ragazzi fra gli 11 e 24 anni. Anche più della metà delle persone con una malattia del fegato dichiara di bere alcol

I consumi di alcol che mettono a rischio il fegato dei ragazzi

Nuove abitudini, nuovi stili di vita mettono a rischio la salute del fegato nei giovani. In particolare l’aumento delle bevute di alcolici fuori dai pasti. La consuetudine era – ed è ancora in gran parte – di consumare vino a pranzo e a cena, ma ora le statistiche consegnano dati del 41 per cento degli uomini e del 23 per cento delle donne che bevono alcolici fuori pasto. Nel 2007 erano il 37,6 e il 14,5 per cento, rispettivamente.

Ecco come spiegare i rischi dell'alcol ai giovani

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08-05-2017

 

CONSUMI A RISCHIO

Il consumo di alcolici fuori pasto viene considerato fra gli indicatori di “consumo a rischio”.

«Le altre modalità che rientrano nella categoria sono il bere una quantità superiore a 2 unità di alcol (12 grammi di alcol, equivalenti a 1 bicchiere da vino da 12,5 cl o a una birra da 33 cl) al giorno per un uomo e tra 1 e 2 per la donna» spiega il professor Giacomo Germani, gastroenterologo specializzato nelle patologie del fegato dell’Università di Padova. Nel 2022 i consumi abituali eccedentari hanno riguardato il 13 per cento degli uomini e il 6 per cento delle donne (un dato in calo negli ultimi 15 anni, soprattutto fra gli uomini). Aggiunge il professor Germani: «C’è poi un terzo comportamento classificato come consumo a rischio: il binge drinking». Ovvero il bere compulsivo, con il consumo di almeno 5 unità di alcol (4 per le donne) nell’arco di 1-2 ore, in un’unica occasione. Il fine è stordirsi, ubriacarsi.

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

 

TRE MILIONI DI BEVITORI TRA 11 E 25 ANNI

«Nel 2021 sono stati circa 3 milioni gli italiani tra gli 11 e i 25 anni che hanno consumato alcol in questa modalità compulsiva – racconta il professor Germani. – E c’è una fascia d’età molto giovane, compresa tra 11 e 17 anni, in cui il 17 per cento dei maschi e il 14 per cento delle femmine ha assunto alcol. Gli effetti nocivi dell’alcol sulla salute sono particolarmente gravi nei minori in quanto fino ai 18 anni di età gli enzimi del nostro organismo non sono ancora maturi per metabolizzarlo, aumentando così pure il rischio di un coma etilico».

 

BEVONO ANCHE METÀ DEI MALATI DI FEGATO

I dati citati dal professor Germani provengono dall’Istat e dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità. Risultano 36 milioni di italiani sopra gli 11 anni che consumano bevande alcoliche, con prevalenza degli uomini, e tra tutti ci sono 8 milioni che hanno una modalità di bere a rischio. Fra loro molti sono giovani (circa 1.310.000 tra gli 11 e 24 anni, di cui 650.000 minorenni) e molte sono donne (circa 2,5 milioni, con il 15,5% di consumatrici a rischio tra le minorenni 11-17enni). Le persone dedite al binge drinking sono in tutto 3,7 milioni. Tra i bevitori a rischio figurano in maggior parte gli uomini, le persone socialmente più avvantaggiate e i residenti nel Nord Italia. Preoccupante è anche il numero di persone che consuma alcolici pur avendo una controindicazione assoluta a causa di una malattia del fegato (52 per cento).

 

DALLA STEATOSI ALLA CIRROSI ALL’EPATOCARCINOMA

«L’alcol può avere effetti sul fegato che vanno dalla steatosi (l’accumulo di grasso) fino alla cirrosi, all'epatocarcinoma e all’epatite acuta alcol correlata, che ha un’elevatissima mortalità – spiega Giacomo Germani –. Ci sono poi i danni indiretti, come gli incidenti stradali. Le preoccupazioni per la salute emergono anche in prospettiva: una popolazione giovanile che consuma alcol in quantità significative già dagli 11 anni d’età si espone in prospettiva a un elevato rischio di malattia epatica, soprattutto se in presenza di altre patologie o di predisposizione genetica».

 

IL CASO DEGLI SCOMMETTITORI

Una ricerca statunitense pubblicata su Jama Network Open indica una categoria specifica di persone dedite al binge drinking: sono i giocatori d’azzardo sportivi, quelli che scommettono su corse, gare, salti ecc. Su 1.812 scommettitori il 75 per cento riferisce un certo ricorso all’alcol. Indagati sul “quanto spesso” hanno indicato da 2 a più di 8 volte rispetto ai non scommettitori il loro ricorso all’”orgia” di bevute alcoliche. Dato che da tempo sono a disposizione tecnologie più semplici e veloci per le scommesse, i ricercatori sottolineano la necessità di studiarle meglio per capire la loro influenza sui disturbi legati al consumo di alcolici.

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Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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