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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 09-05-2022

Covid-19: l'importanza della quarta dose nei malati di tumore



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I pazienti più fragili rispondono meno efficacemente alla vaccinazione. Ecco perché è proprio in queste persone che la quarta dose è più che mai necessaria

Covid-19: l'importanza della quarta dose nei malati di tumore

La quarta dose del vaccino contro Covid-19 nei pazienti oncologici è fortemente consigliata. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio della comunità scientifica recentemente ribadito durante l'incontro "La vaccinazione del paziente oncologico. Nuove opportunità per la sanità pubblica", promosso dalle Società Scientifiche SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, SITI – Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, AIOM - Associazione Italiana di Oncologia Medica, con la partecipazione della Federazione delle Associazioni di Volontariato in oncologia FAVO. Un messaggio da divulgare il più possibile se si considera che ad oggi solo il 7% degli aventi diritto tra i pazienti immunocompromessi hanno ricevuto la quarta dose.

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COVID-19 E MALATI ONCOLOGICI

Come emerso chiaramente durante questi due anni di pandemia, nelle persone in cura per tumore il rischio di complicanze da Covid-19 è decisamente più elevato di chi non sta affrontando una patologia oncologica. Diversi studi hanno infatti dimostrato che le probabilità di decesso per Covid-19 sono maggiori proprio in chi vive con una diagnosi di tumore. Come spiega il professor Saverio Cinieri, presidente AIOM, «la risposta immunitaria nelle persone che convivono con una malattia oncologica è più debole in quanto sia la chemioterapia sia la radioterapia molto frequentemente inducono neutropenia e leucopenia, ovvero un abbassamento delle difese immunitarie, rispettivamente in neutrofili e leucociti». Per questa ragione, sin dai primi mesi della campagna vaccinale, i pazienti oncologici sono stati inseriti nella lista delle persone con priorità massima per la vaccinazione

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QUANDO FARE LA QUARTA DOSE?

Per i pazienti oncologici non ci sono controindicazioni particolari rispetto a quelle che valgono per la popolazione generale (ad esempio allergie a specifici componenti del vaccino, riferite e accertate, oppure un concomitante stato di immunodepressione che va valutato insieme agli specialisti). Ci sono però delle accortezze da considerare, se la paziente sta facendo chemioterapia: come per altre vaccinazioni (l'antinfluenzale o l'antipneumococco ad esempio), è importante che la somministrazione avvenga nella fase di risalita dei globuli bianchi e non quando sono al minimo (il cosiddetto “nadir”). Sarà l’oncologo a consigliare il momento migliore per la vaccinazione. Per quanto riguarda la quarta dose, come da indicazioni del Ministero della Salutem, questa deve essere effettuata a (almeno) quattro mesi di distanza dalla precedente.

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SCARSA ADESIONE

Eppure, nonostante la necessità di rafforzare l’immunità nei confronti della malattia severa in questa particolare categoria di pazienti, l'adesione risulta essere decisamente scarsa. I dati del Ministero parlano chiaro: nelle persone immunocompromesse -il paziente oncologico rientra in questa categoria- la copertura è del 7,4% (al 4 maggio 2022). Una media che vede Regioni come il Piemonte al 15% e la Calabria solo al 2%.

LE STRATEGIE PER MIGLIORARE L'ADESIONE

L’importanza di garantire le vaccinazioni al malato oncologico, sia nella fase di trattamento acuto, che in quella di follow up per le persone guarite è stata sottolineata anche dall’Associazione Pazienti FAVO. «L’epidemia da Covid-19 ha rappresentato uno tsunami per i malati di cancro. I vaccini, soprattutto per i malati di cancro, sono un salvavita, a cominciare dalla stessa influenza. La Associazioni dei malati sono fortemente impegnate a sostenere l’inderogabile necessità di assicurare ai malati di cancro la prevenzione secondaria e terziaria, troppo spesso trascurate, anche al fine di ridurre il carico delle malattie neoplastiche per la sostenibilità del SSN –ha evidenziato il professorFrancesco De Lorenzo, Presidente FAVO–. Per la somministrazione dei vaccini riteniamo che debba essere sempre il medico oncologo a farsene carico, sia nella fase acuta del trattamento farmacologico che nel follow up; le Reti oncologiche devono assicurare la presa in carico complessiva del malato di cancro attraverso il collegamento ospedale territorio e il pieno funzionamento del fascicolo elettronico. La vaccinazione è fondamentale anche per i giovani adulti malati di cancro e per le persone libere da malattia e guarite nella fase di follow up, considerato che molto spesso permane lo stato di fragilità. Le associazioni del volontariato oncologico inoltre svolgono un ruolo di centrale rilevanza partecipando attivamente in collaborazione con le istituzioni alle campagne informative ed anche direttamente con i malati di cancro e i loro caregiver nella convinzione che attraverso la conoscenza del valore delle vaccinazione come salva vita vengono direttamente responsabilizzati».

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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