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Donatella Barus
pubblicato il 14-01-2022

Azitromicina: gli antibiotici non servono per curare il Covid-19



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Il caso azitromicina, sparita dalle farmacie, spinge AIFA a ribadire che non esistono antibiotici raccomandati per il Covid-19. Utili solo in caso di sovrainfezioni batteriche

Azitromicina: gli antibiotici non servono per curare il Covid-19

L’azitromicina, un antibiotico utile per trattare infezioni batteriche, non serve per curare il Covid-19. Lo ha ribadito in un comunicato l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).

 

NON CI SONO ANTIBIOTICI RACCOMANDATI PER IL COVID-19

La precisazione si è resa necessaria il 13 gennaio dopo la circolazione di notizie secondo cui l’azitromicina potrebbe aiutare a curare a domicilio il Covid-19. L’effetto è stato che ora le farmacie un po' in tutto il paese sono a corto del farmaco, che serve invece a molti pazienti a cui è realmente utile. Eppure non sono mancate le indicazioni chiare sull’utilità degli antibiotici nella attuale pandemia. Come da sempre ripetuto e raccomandato, gli antibiotici sono utili per curare le infezioni batteriche, non quelle causate da virus (quindi non servono neppure le per l’influenza stagionale). Tutte le linee guida nazionali e internazionali sono concordi nel dire che gli antibiotici non servono per trattare l’infezione da Sars-CoV-2. Ne aveva parlato chiaramente anche il vademecum dei medici lombardi per la cura domiciliare del Covid-19 già nei primi mesi di pandemia: «È fortemente sconsigliato l'utilizzo di azitromicina. Fatti salvi quei casi in cui vi sia il fondato sospetto di una contestuale infezione batterica».

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QUATTRO RAGIONI PER NON USARE ANTIBIOTICI A SPROPOSITO

Perché è importante usare bene i farmaci, soprattutto se antibiotici? In generale ogni farmaco va utilizzato solo dietro consiglio di un medico o di un farmacista se si tratta dei farmaci “da banco”. Ma utilizzare antibiotici quando non servono è una scelta perdente sotto vari punti di vista.

  • Primo: non serve a curarci se non abbiamo – come già detto – un’infezione batterica che si sovrappone a quella da Sars-CoV-2, e che deve essere identificata dal medico.
  • Secondo: possono dare effetti collaterali importanti, totalmente inutili.
  • Terzo: la disponibilità di medicinali non è illimitata, ci sono tempi di produzione e di distribuzione; fare incetta di un farmaco inutile provoca l'effetto di mettere in seria difficoltà le persone che ne hanno veramente bisogno.
  • Quarto: ultimo ma non certo meno importante è il fatto che un uso eccessivo ed improprio degli antibiotici è una delle cause dell’antibioticoresistenza e del dilagare di infezioni da batteri multiresistenti. Pensiamoci quindi perché se utilizziamo a sproposito un antibiotico, può essere che quando ne avremo davvero bisogno non ci servirà più.
 

SERVE RESPONSABILITÀ DI MEDICI E CITTADINI

Il comunicato AIFA si conclude con la rassicurazione che l’Agenzia rimedierà alla mancanza di farmaci. «Premesso che l’AIFA ha già messo in atto, come sempre in questi casi, tutte le misure di contrasto alla carenza per assicurare il farmaco per gli usi autorizzati» e con un forte richiamo alla responsabilità non solo dei cittadini, ma anche dei medici che prescrivono farmaci e terapie: «Utilizzare gli antibiotici con attenzione e prudenza deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale, come principale arma di contrasto al problema della resistenza agli antibiotici che rappresenta, anch’essa oltre al COVID-19, una delle sfide principali a livello globale sia per la sanità che per l’ecosistema in generale».

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I RISCHI DELLE PSEUDO CURE

Non è la prima volta che l’Agenzia, così come la sua omologa europea EMA, interviene per segnalare false notizie e utilizzi impropri di farmaci o parafarmaci, dall’inizio della pandemia. Ivermectina, un farmaco ad uso veterinario che negli USA ha provocato un numero preoccupante di casi di intossicazione, l’idrossiclorochina, farmaco dalle alterne vicende, utilizzato off label per curare pazienti a domicilio, ma che AIFA sconsiglia al di fuori di studi clinici, o l'uso eccessivo e prematuro del cortisone. Per non parlare di parafarmaci e integratori, come vitamina D, integratori a base di curcuma, sono solo alcune delle presunte terapie per prevenire o curare i sintomi del Covid-19 diffuse spesso da ciarlatani e abbracciate da chi diffida del parere della comunità scientifica. Non si può che ribadire l’invito ad utilizzare spirito critico e documentarsi presso fonti ufficiali, come le Raccomandazioni per la gestione domiciliare della malattia, periodicamente aggiornate dall’Agenzia (link qui in calce).

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Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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