Coma e morte cerebrale sono la stessa cosa?
Risponde Marinella Zanierato, direttore della struttura semplice di rianimazione in ambito di donazioni e trapianti d’organi al policlinico San Matteo di Pavia
Non c'è possibilità di errore nella definizione di morte cerebrale e nel confondere la morte cerebrale con lo stato di coma, poiché lo stato di coma è un'alterazione dello stato di coscienza, vuol dire che il paziente non è in grado di rispondere agli stimoli esterni.
Esistono vari gradi di coma dal più lieve al più leggero a questo in genere si associa un deficit, quindi il paziente non è in grado magari di muovere una parte del corpo, ma i centri vitali che hanno sede nella parte più profonda del cervello, nel paziente in coma sono presenti, il paziente è vivo.
Mentre nel paziente in morte cerebrale vi è una distruzione irreversibile di tutte le parti del cervello quindi sia la parte corticale dove ha sede la coscienza del paziente, quindi la capacità di interagire con il mondo esterno, ma soprattutto la parte più profonda dove hanno sede i centri vitali in particolar modo il centro dell'attività respiratoria e del battito cardiaco, se muore questa parte del cervello è morto il paziente perché non è più in grado di respirare autonomamente. Poiché questa condizione si verifica tipicamente nel paziente in rianimazione, ciò che confonde maggiormente è il fatto che il paziente sembra continuare a respirare, in realtà non sta respirando autonomamente ma respira poiché è collegato a delle apparecchiature in particolar modo il respiratore che permette ai suoi organi di essere ossigenati e questo fa sì che il cuore batta ma in realtà il paziente è morto.