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Se un tumore può «migliorare» la nostra vita

In «Diario dei giorni sospesi» una mamma racconta la storia a lieto fine della malattia del proprio figlio. Lo sfogo è impetuoso, ma utile a condividere come l'angoscia generata dalla diagnosi possa essere sostituita dalla speranza

Se un tumore può «migliorare» la nostra vita

Un racconto dettagliatamente autobiografico. Ma anche un’esperienza da condividere, per spiegare a chi non l’ha affrontata come il cancro possa rendere migliore il punto d’osservazione rispetto alla vita. Partendo dall’esigenza liberarsi delle ansie accumulate per oltre tre anni, Maria Delia Picuno è riuscita a diventare un esempio per tutte le famiglie che vivono a stretto contatto con una persona colpita da una malattia oncologica. Il merito è da riconoscere a «Diario dei giorni sospesi», un libro che racconta l’esperienza personale di questa donna. L’opera è un diario scritto a posteriori, «ma con il ferro ancora caldo», anticipa Picuno.

Non c’è un protagonista unico, in questa storia. La malattia oncologica del figlio Leoluca, scoperta quando aveva 14 anni, è un tornado che s’abbatte su una famiglia di Taranto con tre figli che attraversa un periodo di difficoltà economica. Così, mentre tutte le energie sono messe in campo per far quadrare i conti, il tumore atterra nella loro casa. La scoperta è quasi fortuita, la ricaduta devastante. Gli psiconcologi lo dicono da tempo: la diagnosi è uno tsunami che s’abbatte nel giardino fiorito che fino a quel momento è stata la vita. Ma la malattia, superate le prime asperità, può anche diventare un’occasione di miglioramento personale.  Perché, se arriva il lieto fine, si impara cosa vuol dire essere felici. Il cancro cambia le priorità e ridefinisce le gerarchie, ma visto con la lucidità di chi ha attraversato il campo minato insegna a rispettare la vita e a restituire il bene che s’è ricevuto. A riconoscere ciò che abbiamo. A capire che la felicità è esserci, adesso.

Sfogliando le pagine del libro, sembra di ascoltare lo sfogo della mamma, mentre con il cuore in mano dà forma allo stato d’animo di una famiglia. Dal suo racconto trasudano le sensazioni che si provano nei mesi in cui si affronta la malattia: sbigottimento e coraggio, paura e determinazione, ansia e solidarietà, rabbia e incertezza. Sono questi i giorni sospesi, per l’appunto. Mentre Leoluca è un adolescente che, come tutti i ragazzi cresciuti a Taranto, ama giocare a calcio. E che a un pallone deve la scoperta della malattia, un sarcoma al polpaccio: poteva essere l’inizio della fine, s’è trasformata nell’alba di un nuovo giorno. Il racconto è per certi versi estenuante: gli accertamenti diagnostici, l’intervento, le terapie da affrontare, i controlli periodici. Un iter che è il prologo di quella speranza che fa tenere per mano tutti i malati di cancro, con le loro famiglie: sentirsi guariti. Il lieto fine giustifica la sfibrante attesa. Oggi Leoluca è maggiorenne e tra pochi giorni affronterà gli esami di maturità. Ma il libro, per adesso, non ha ancora voluto leggerlo. I giorni sospesi sono alle spalle, la paura evidentemente non ancora del tutto. Ma adesso c’è una vita da affrontare, senza guardare con sospetto le cicatrici lasciate dalla malattia.

Maria Delia Picuno

DIARIO DEI GIORNI SOSPESI

Edizioni Edit@, 392 pagine, 20 euro

 

Fabio Di Todaro
@fabioditodaro



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