Le buone regole per il cuore sono utili anche contro il decadimento cognitivo. Uno studio su 13.700 donne cinquantenni seguite per vent'anni
All’origine c’è una norma per tutelare la salute del cuore. Anzi sette: le “7 regole di vita” fissate dalla American Heart Association nel tentativo di ridurre del 20 per cento le malattie cardiovascolari e di altrettanto i casi di morte correlati. Da qui lo studio ha, poi, imboccato la via della neurologia: le donne dell’indagine sono state seguite per venti anni facendo scoprire che le famose “7 regole d’oro per il cuore” abbassavano di parecchio l’insorgere della demenza.
QUATTRO COMPORTAMENTI MODIFICABILI
Non è una novità che la salute del sistema cerebrovascolare abbia ricadute positive sul rischio sia di malattie cardiache sia sul rischio di decadimento cognitivo. Quest’ultima ricerca verrà presentata dettagliatamente ad aprile all’interno del 75° Meeting annuale dell’American Academy of Neurology ad aprile. Nella versione preliminare da poco pubblicata, si spiega che quattro delle “7 regole di vita” sono comportamenti modificabili:
- non fumare
- mantenere il peso forma
- mangiare sano
- fare attività fisica
e tre sono misure biometriche:
- pressione del sangue
- livello del colesterolo
- glicemia.
LO STILE DI VITA DEI 55 ANNI INFLUENZA LA MENTE DEI 75
«Poiché ormai ci è noto che la demenza può cominciare nella mente decine di anni prima della diagnosi, è importante che impariamo il più possibile come le nostre abitudini nella mezza età possano influenzare la nostra salute mentale da vecchi», ha detto Pamela M. Rist del Brigham and Women's Hospital di Boston (Usa) e membro dell’American Academy of Neurology. «La buona notizia è che facendo scelte sane come stile di vita nella mezza età si può ottenere una diminuzione dei casi di demenza». Lo studio ha coinvolto 13.720 donne dall’età media di 54 anni all’inizio della ricerca. Dopo 20 anni, il controllo: 1.771, vale a dire il 13 per cento, avevano sviluppato la demenza.
UNA MOTIVAZIONE IMPORTANTE PER LE DONNE
Per ognuna delle “7 regole di vita”, le partecipanti avevano ricevuto punteggio, per un massimo totale possibile di 7, che rappresenta le persone con la miglior condizione. Il punteggio medio è risultato di 4,3 all’inizio dello studio e di 4,2 dieci anni dopo. Aggiustando i dati per fattori importanti come età e livello di istruzione, i ricercatori hanno osservato che per ogni punto di miglioramento nel punteggio sugli stili di vita il rischio di demenza associato si riduceva del 6 per cento. Resterebbero da considerare altri fattori importanti, come il fumo ad esempio, ma l'indicazione importante per le donne, sottolineano gli autori dello studio, è sapere che modificare lo stile di vita nella mezza età (muovendosi una mezz'ora al giorno, tenendo la pressione sotto controllo) aiuta a tutelare le funzioni cognitive nei decenni a venire.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
In Italia vivono un milione di persone con Alzheimer o demenze. Ma che cosa sappiamo degli stili di vita delle donne italiane? Ecco qualche esempio. Secondo i dati epidemiologici dell'Istituto superiore di sanità (Progetto Cuore), nel periodo 2018-2019 le donne fra i 35 e i 74 anni normopeso erano il 46%, 28% in sovrappeso, 23% obese (vent'anni prima le rispettive percentuali erano: 42%, 34%, 22%). Considerando solo le donne di mezza età, l'indice di massa corporea medio, nel medesimo ventennio, pur rimanendo indicativo di una condizione di sovrappeso, è sceso da 27,4 a 26,3. Il consumo di sale è sceso da 8,3 a 7,1 grammi al giorno.
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Fonti
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.