Nelle donne la caffeina conferma effetti positivi contro declino cognitivo e demenza. Gli esperti: dati interessanti, ma non vanno aumentate le dosi di tè e caffè
Il caffè e, in particolare, la caffeina fanno bene nel contrastare il declino cognitivo nell’invecchiamento. Lo si sa ormai da tempo. Ma è possibile quantificare questo beneficio? Arriva ora una ricerca ampia e circostanziata su 6.500 soggetti sopra i 65 anni seguiti nel tempo, fino a dieci anni, e il dato che ne è emerso è più che significativo: il rischio di demenza o altro decadimento cognitivo pare diminuire del 36 per cento in quanti consumano almeno due o tre tazze di caffè al giorno (oppure da 6 a 8 di tè).
Il caffè non aumenta il rischio di tumore
TAZZE E TAZZINE
Poiché la ricerca, pubblicata su The Journals of Gerontology, è stata condotta in America (Università del Wisconsin-Milwaukee) occorre precisare che cosa si intende per tazze e cosa si intende per caffè avendo presente le grandi tazze lontanissime da quelle del caffè espresso (e ristretto) in uso da noi. L’indagine condotta dalla psichiatra Ira Driscoll definisce in 261 milligrammi al giorno di caffeina la quantità risultata attiva per la mente. Calcolando che in una delle nostre tazzine ci siano mediamente 50 milligrammidi caffeina, il numero del consumo quotidiano sale a cinque tazzine. Ovviamente il dato raccolto è stato raggiunto facendo prima la tara di altri elementi che potrebbero aver pesato sullo stato cognitivo come depressione, età, consumo di alcol, di fumo e così via.
SOLO VOLONTARIE
EFFICACE COL PARKINSON?
Già nel 2014 sul giornale Nature Neuroscience era comparso uno studio che identificava un legame tra il consumo di caffè e il miglioramento della memoria a lungo termine. Altre indagini seguono la pista della caffeina che rallenterebbe l’altro grande rischio dell’avanzare dell’età, il Parkinson.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.