I benefici del clampaggio tardivo del cordone riguardano anche i bambini nati da cesarei a termine. Nessun rischio in più per le mamme
Meglio aspettare: anche se si è reduci dal un parto cesareo. Sul momento più opportuno per tagliare il cordone ombelicale, che per quasi tutta la gravidanza ha tenuto legati la mamma e il suo neonato, ci si confronta da tempo. La procedura, oggi sempre più spesso «affidata» ai papà, veniva inizialmente completata subito dopo la nascita del bambino. Già da anni, invece, le principali linee guida raccomandano di aspettare almeno un minuto. L’indicazione, valida a fronte di parti naturali (anche di prematuri che non richiedono la rianimazione), può essere rispettata pure in caso di cesareo. A confermarlo è uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association, che rassicura quasi un terzo delle gestanti italiane: tante quante sono coloro che ogni anno partoriscono a seguito di un intervento chirurgico.
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IL RUOLO DEL CORDONE OMBELICALE
Il cordone ombelicale collega la mamma al suo bambino. Si tratta dell’organo che favorisce lo scambio di sangue tra la gestante e il feto e inizia a formarsi a partire dalla quinta settimana di gravidanza. Il funicolo è una struttura composta da una vena e due arterie racchiuse da un tessuto connettivo mucoso (gelatina di Wharton): da qui la struttura flessibile che avvolge il sistema di vasi del cordone e li protegge dalle torsioni. La funzione del cordone ombelicale è quella di trasportare tramite la vena il sangue ossigenato e i nutrienti dalla placenta al feto e di raccogliere da quest’ultimo, mediante le arterie, il sangue ricco in anidride carbonica e le sostanze di scarto, per veicolarle alla placenta.
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CLAMPAGGIO DEL CORDONE OMBELICALE: QUANDO EFFETTUARLO?
Nel momento in cui un neonato viene alla luce, comincia a respirare e a nutrirsi da solo. Il cordone ombelicale, pertanto, può essere reciso. O meglio, deve, considerando che in Italia risulta vietata la pratica del «lotus birth» (clicca qui per scoprire di cosa si tratta). Le principali linee guida, internazionali e italiane, oggi raccomandano di aspettare almeno un minuto prima di separare la mamma dal neonato. Il ritardato clampaggio - termine medico con cui si indica la chiusura di un vaso sanguigno - favorisce il passaggio di sangue dalla placenta al bambino. Volumi e quantità dipendono dalla posizione in cui viene tenuto il neonato, ma si stima che così facendo vengano trasferiti 80-100 milllilitri in più di sangue e 20-30 di ferro. In questo modo, si garantisce una fase di transizione dalla vita fetale a quella neonatale più fisiologica. Diversi i benefici: da un ridotta probabilità di insorgenza di anemia a un più completo sviluppo neurologico. Rischi per la mamma? Nessuno, nemmeno di emorragia post-partum.
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TAGLIO DEL CORDONE: SI PUO' ATTENDERE ANCHE DOPO UN CESAREO
Eppure, non sempre queste indicazioni vengono seguite negli ospedali italiani. Le barriere sono molteplici: difficoltà pratiche, scarsa conoscenza della procedura e dei benefici, timore per la sicurezza della madre e del neonato. I vantaggi, invece, sono ormai acclarati e riguardano anche i neonati venuti al mondo con un parto cesareo. L'ultima conferma in tal senso giunge da uno studio statunitense, in cui è stato confrontato il decorso post-partum affrontato da due gruppi di donne reduci da un cesareo programmato a termine (oltre le 37 settimane di gestazione). Nel primo caso (56 mamme), il clampaggio del cordone era avvenuto entro 15 secondi. Nell'altro (57), dopo un minuto. Obiettivo della ricerca: valutare le differenze nei valori di emoglobina materna a 24 ore dal parto. L'indagine non ha svelato alcuna differenza significativa. Anzi: seppur di poco, il dato più elevato (10.1) è stato misurato proprio nelle puerpere che avevano ricevuto un clampaggio tardivo del cordone. Confermati i benefici per i loro figli: con valori di emoglobina neonatale più alti (18.1) rispetto a quelli rilevati negli altri bambini (16.4).
«LOTUS BIRTH»: MEGLIO EVITARE
Aspettare sembra essere dunque sempre la scelta più opportuna. Entro certi limiti, però: da uno a cinque minuti. Non oltre, come previsto dal «Lotus birth»: modalità di parto caratterizzata dalla mancata recisione del cordone alla nascita (e la caduta naturale entro 3-10 giorni di distanza dal parto). I fautori di questa pratica (vietata negli ospedali italiani e adottata perlopiù nei parti in casa, la cui richiesta è tornata a crescere in tempi di pandemia) ritengono che, così facendo, il distacco tra la mamma e il bambino sia più «naturale». Ma la pratica, secondo gli esperti, è priva di benefici. Non invece di rischi, soprattutto di natura infettiva.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).