Prescrivibile dal medico di famiglia, l'utilizzo di paxlovid deve avvenire entro 5 giorni dalla positività. Grazie all'antivirale si riduce dell'89% il rischio di progressione di Covid-19 in forma severa
L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda fortemente l'utilizzo di paxlovid, l'antivirale contro Sars-Cov-2 sviluppato da Pfizer, nel trattamento precoce degli individui positivi ma ad alto rischio di progressione verso forme gravi di Covid-19. Una presa di posizione non indifferente che non deve però fare dimenticare la straordinaria efficacia della vaccinazione, strategia cardine nella prevenzione della malattia.
I VECCHI FARMACI
Sin dai primi casi registrati nel nostro Paese ad inizio del 2020 è emerso chiaramente che curare le persone affette da Covid-19 era un'impresa. Di fronte ad un virus -e ad una malattia- completamente nuovo la ricerca è andata per tentativi. Mentre da un lato si è cercato di controllare i sintomi della malattia attraverso l'utilizzo di antinfiammatori, dall'altro gli scienziati hanno tentato -nell'attesa di sviluppare nuovi farmaci- di testare "vecchi" antivirali nella speranza che funzionassero anche contro Sars-Cov-2. Purtroppo, tra tutti quelli testati, nessuno si è dimostrato efficace.
PAXLOVID: COME FUNZIONA?
Una situazione di impasse sbloccata dallo sviluppo di paxlovid, un trattamento che si basa sull'unione di due antivirali (nirmatrelvir/ritonavir). Il farmaco, assunto per via orale, appartiene alla categoria degli inibitori delle proteasi, una classe di molecole già in uso nel trattamento di HIV ed epatite C. Nirmatrelvir, entrato nelle cellule, è in grado di inibire l'attività di un componente (la proteasi virale C3-like) che il virus utilizza per assemblare le proteine di cui è costituito. Venendo meno questa funzione il virus non è più in grado di edempiere alla sua funzione andando incontro a morte. Per funzionare al meglio però la cura prevede l'aggiunta di un vecchio farmaco per HIV -ritonavir- che ha il compito di aumentare il tempo di durata d'azione di nirmatrelvir.
QUANDO ASSUMERLO?
Ma perché paxlovid faccia effetto il tempismo è tutto. L'infezione da coronavirus si può dividere in due fasi: la prima è quella della replicazione virale in cui il virus si moltiplica e i danni sono direttamente causati dalla sua presenza; la seconda si può invece scatenare un'infiammazione nella quale i danni al nostro organismo sono provocati anche dalla nostra stessa risposta immunitaria. Paxlovid, agendo sulla replicazione virale, deve essere assunto nella prima fase della malattia. Quando si instaura la fase infiammatoria, non serve più. Dalle analisi che hanno portato all'approvazione del farmaco è emerso che la somministrazione deve avvenire entro 5 giorni dalla positività. Se somministrato precocemente, paxlovid si è dimostrato utile nel ridurre dell'89% il rischio di ricovero e decesso per Covid-19 a 28 giorni dalla positività. Non solo, dalle analisi è emersa una ridotta carica virale in chi aveva ricevuto il farmaco rispetto al placebo.
CHI LO PRESCRIVE?
La molecola, in grado di cambiare notevolmente il destino della malattia, è già disponibile in Italia già dalla fine del 2021. Ma la buona notizia è che a differenza dei mesi scorsi, da qualche settimana AIFA ha autorizzato la prescrizione del farmaco da parte del medico di famiglia: con la ricetta si potrà andare a ritirare il medicinale in farmacia. Una decisione, quella di snellire il processo di prescrizione, che si spera faccia aumentare il numero di persone in grado di ricevere il trattamento. Secondo l'ultimo monitoraggio AIFA, al 20 aprile 2022 il numero di trattamenti avviati si attestava a meno di 10 mila nonostante l’elevato numero di casi. Attenzione però a pensare che l'antivirale sia la soluzione al problema Covid-19. Il vaccino rimane l'arma più efficace a nostra disposizione per mitigare la pandemia e ridurre l'impatto del virus.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.