L'emergenza si conclude dopo tre anni. Grazie alle vaccinazioni sono state salvate, solo in Europa, oltre un milione di vite. Il virus rimarrà con noi ma abbiamo tutti gli strumenti per gestirlo come facciamo con l'influenza
Il 5 maggio 2023 rimarrà una giornata storica per la pandemia Covid-19. In quella data l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria scoppiata poco più di tre anni prima, l'11 marzo 2020, con la dichiarazione di inizio pandemia. Tre lunghi anni in cui il virus ha causato, secondo le stime dell'OMS, circa 20 milioni di decessi e numerose altre problematiche sociali. Una dichiarazione attesa che non deve però indurre nell'errore di pensare il virus sia solo un lontano ricordo. Terminata l'emergenza -sottolinea il massimo organismo mondiale sulla salute- Covid-19 continuerà ad essere una patologia da controllare e gestire come qualsiasi altra malattia infettiva.
I PRIMI CASI
Anche se ufficialmente l'OMS ha dichiarato l'inizio della pandemia solo a marzo 2020, i primi casi di quella che all'epoca veniva denominata "polmonite ad eziologia ignota" sono datati 31 dicembre 2019. Fu in quella data che la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) segnalò all'OMS un cluster di casi nella provincia cinese di Hubei. La maggior parte delle segnalazioni aveva un legame epidemiologico con l'Huanan Seafood, un mercato all'ingrosso di frutti di mare e animali vivi. A distanza di pochi giorni dall'annuncio del cluster di casi a Wuhan i ricercatori cinesi depositarono la "carta di identità" del virus, ovvero la sequenza dell'RNA virale, nel database internazionale virological.org. Diverso da tutti i virus conosciuti sino a quel momento, il 20 gennaio -data spartiacque- venne confermato quanto già sospettato da giorni: il nuovo coronavirus si trasmetteva da uomo ad uomo. La conferma della nascita di una nuova malattia virale che verrà identificata con il nome di COVID-19 (Coronavirus Disease).
LA PANDEMIA NEL MONDO
Nel giro di pochi giorni inizia il primo lockdown di massa della storia. 60 milioni di persone appartenenti alla provincia di Hubei -di cui 11 nella sola città di Wuhan- entrano in un rigido lockdown. Strade deserte e servizi ridotti al minimo. Le immagini che giungono dalla Cina sembrano quelle di un film. Nessuno lontanamente immagina che le stesse misure verranno varate anche nel nostro Paese poco più di un mese e mezzo dopo. In Italia l'inizio della prima ondata è datata 21 febbraio quando viene identificato quello che erroneamente sarà il paziente zero, un 38enne di Codogno. Da lì in poi un escalation di casi porterà il governo a dichiarare lockdown nazionale l'8 marzo 2020. La prima nazione, dopo la Cina, ad imporre questo genere di restrizione per contenere l'ondata del virus. L'11 marzo, vista la situazione, l'OMS dichiara ufficialmente lo stato di pandemia. Alla prima ondata di primavera esauritasi con l'estate, in autunno-inverno una nuova ondata coinvolge gran parte dell'Europa e degli Stati Uniti.
LE VARIANTI
Il secondo anno di pandemia verrà ricordato come l'anno delle varianti virali. Quella Alfa (ex variante Inglese), isolata per la prima volta a dicembre 2020 ma responsabile dell'impennata di casi in tutta Europa e nel mondo a partire dai primi mesi del 2021, fu caratterizzata da una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti circolanti in precedenza. La maggiore trasmissibilità di questa variante si è tradusse in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando, così, anche un aumento del numero di casi gravi.
LA SVOLTA CON I VACCINI
Ma il secondo anno verrà ricordato soprattutto per l'arrivo dei vaccini anti Covid-19 capaci di cambiare radicalmente in meglio la traiettoria della pandemia. il 10 dicembre 2020 l'FDA statunitense -e in seguito EMA il 21 dicembre- approva il primo vaccino della storia contro Covid-19. Si tratta di BNT162b2 sviluppato da Pfizer BioNTech, il primo vaccino con tecnologia a mRNA. Un'approvazione a cui segue, da parte di FDA, quella di mRNA-1273 sviluppato da Moderna. Il 27 dicembre 2020 segna una data storica per l'Unione Europea: nella mattinata iniziano contemporaneamente in tutti gli Stati membri le prime iniezioni del vaccino. L'inizio di una nuova era nel contrasto alla pandemia. Nel corso dei primi mesi del 2021 milioni di persone cominciano a ricevere il vaccino, una strategia che darà una "spallata" importante al virus: somministrati con alcune dosi di richiamo, l'ultimo report OMS afferma che le vaccinazioni contro Covid-19 hanno salvato oltre un milione di vite in Europa, dalla fine del 2020 ad oggi, per la gran parte persone oltre i 60 anni.
LA GESTIONE ORDINARIA
Di fronte ad una popolazione sempre più immunizzata, ovvero in possesso anche parzialmente delle armi per rispondere, l'impatto del virus si è fatto sempre minore. Oggi, nonostante il virus sia estremamente più contagioso rispetto alla "versione" originatasi a Wuhan, le "ondate" si sono fatte sempre più contenute. Ciò accade perché ci troviamo di fronte ad un nemico a cui progressivamente il nostro sistema immunitario ha preso le misure e perché la variante predominante (Omicron) si è dimostrata essere meno virulenta rispetto alle precedenti. La malattia, come le tante altre patologie infettive frutto di salti di specie, resterà con noi per molto tempo a meno che la ricerca non riesca a sviluppare un vaccino efficace anche nel contenimento del contagio. Ad oggi il virus non ha ancora assunto un carattere stagionale -come nel caso degli altri virus influenzali- ma gli addetti ai lavori nel prossimo futuro si aspettano che ciò accadra. Nel frattempo occorrerà continuare a monitorare l'andamento della circolazione virale ed essere pronti a cambiare la strategia vaccinale nel caso il virus manifestasse dei picchi. Una gestione ordinaria, proprio come accade per l'influenza, che ha indotto l'OMS a dichiarare la fine dell'emergenza pandemia.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.