Secondo una recentissima indagine 4 milioni di italiani, con picchi fra i più giovani, sono affetti da asma e 3 milioni da broncopneumopatia cronica ostruttiva, tipica degli over 65. Oltre 300 mila i nuovi casi ogni anno. Ma molti non conoscono le terapie più idonee: Il ruolo fondamentale del medico di famiglia per una migliore aderenza alla cura
Secondo una recentissima indagine 4 milioni di italiani sono affetti da asma e 3 milioni da broncopneumopatia cronica ostruttiva, tipica degli over 65. Oltre 300 mila i nuovi casi ogni anno. Ma molti non conoscono le terapie più idonee
Inefficaci, troppo soft o qualche cosa di cui vergognarsi: è così che i quasi 7 milioni di italiani affetti da asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) considerano gli inalatori. Invece le cure spray sono l’unica vera terapia contro queste malattie respiratorie, importanti, molto diffuse, ma ancora poco conosciute. A rivelarlo è una indagine Doxa che ha coinvolto più di 2 mila persone e presentata in occasione del Convegno ‘Progetto aderenza del paziente alla terapia’, svoltosi a Milano.
LE MALATTIE RESPIRATORIE – Non conoscono la gravità e le ripercussioni delle malattie respiratorie, quali l’asma (di cui solo metà ne ha sentito parlare) e della BPCO (conosciuta da 1 su 10) che, invece, è la terza causa di morte al mondo: è questo il primo serio problema che porta gli italiani con il fiato corto a sottovalutare anche la terapia, o a seguirla a singhiozzo. Ovvero, quando i sintomi caratteristici - quali un progressivo aumento della difficoltà di respiro in occasione di sforzi più o meno intensi e nelle fasi più avanzate anche a riposo, tosse cronica produttiva - peggiorano o si va in emergenza. E la scelta terapeutica preferenziale sono pillole e iniezioni, ritenute (erroneamente) più ‘curative’ e incisive. «Invece la scarsa utilità degli spray – spiega il Professor Giorgio Walter Canonica, Direttore della Clinica di malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università di Genova e Presidente eletto di Interasma, Global Asthma Association – è un pregiudizio che deve essere superato perché, agendo direttamente sulle vie aeree, non solo l’inalatore è la cura più efficace ma aumenta e facilita anche l’aderenza alle terapie consentendo, se ben utilizzato, il miglior controllo dei sintomi e della malattia». Ma gli specialisti scagionano in parte i pazienti. «La costante assunzione di un farmaco spesso dipende dalla qualità dell’educazione alla terapia – commenta il Professor Francesco Blasi, Ordinario di Malattie Respiratorie dell’Università Statale di Milano e Presidente della European Respiratory Society – vale a dire dal tempo che il medico dedica a spiegare la malattia, le ragioni per cui scegliere un inalatore o una diversa terapia e le modalità di esecuzione, sia ai giovani sia agli anziani in cui il cambio di un farmaco è un momento critico».
PREVENZIONE – C’è una sola prevenzione: niente sigarette, tradizionali o elettroniche che siano. «Il fumo – dichiara ancora Blasi – è il primo fattore di rischio nelle malattie respiratorie. Ancora più importante dello smog e dell’inquinamento che invece hanno un ruolo determinante nel peggioramento dei sintomi». Dunque vivere in città o in campagna modifica solo marginalmente il rischio o l’andamento della malattia se si cede al ‘vizietto’, che ancora riguarda il 20% della popolazione, e fra questa, anche gli italiani (temerari) deficitari di aria.
Francesca Morelli