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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 20-07-2022

Covid-19 e tumori: la pandemia ha ridotto le sperimentazioni cliniche



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Nel periodo peggiore della pandemia si sono dimezzati gli "arruolamenti" dei pazienti. A calare anche i nuovi clinical trials. La situazione sta però tornando alla normalità

Covid-19 e tumori: la pandemia ha ridotto le sperimentazioni cliniche

Uno dei principali "effetti collaterali" della pandemia è stato il "blocco" delle attività ospedaliere. Concentrati sull'emergenza Covid-19 molte attività routinarie sono state sospese o posticipate. Nel campo dell'oncologia due sono stati gli effetti negativi più importanti della pandemia: da un lato la diminuzione delle attività di screening -con conseguente ritardo nelle diagnosi-, dall'altro la diminuzione nel numero di sperimentazioni cliniche. Su quest'ultimo punto i dati lasciano poco spazio alle interpretazioni: durante il primo picco pandemico si è dimezzato il numero di persone arruolate nei clinical trials. A certificarlo uno studio condotto negli Stati Uniti e da poco pubblicato sulla rivista Annals of Oncology.

PANDEMIA E PREVENZIONE

Nella lotta al cancro prima si arriva ad una diagnosi certa e maggiori sono le probabilità di cura. Per arrivare a diagnosticarli in tempo utile per essere trattati, un efficace strumento è rappresentato dagli screening oncologici, particolari esami -in Italia offerti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale- volti ad intercettare la malattia in quelle fasce di età maggiormente a rischio. Essendo gli screening oncologici attività che si effettuano prevalentemente all'interno delle strutture ospedaliere, complice la pandemia scoppiata ad inizio 2020 le attività di routine degli ospedali sono state fortemente ridimensionate e riconvertite in assistenza ai malati di Covid-19. Questo si è tradotto in una drastica riduzione negli inviti -e di conseguenza nell'adesione- a partecipare agli screening. Nel 2020 oltre 4 milioni di inviti e 2,5 milioni di esami sono venuti meno rispetto al 2019 a causa della pandemia. Tutto ciò si è tradotto in 5 mesi di ritardo per lo screening per il tumore del collo dell’utero, in 4 mesi e mezzo per lo screening per il tumore della mammella e 5 mesi e mezzo per lo screening colorettale. Da un punto di vista numerico tutto ciò significa essersi "persi" 3.300 carcinomi mammari, 2.700 lesioni cervicali CIN2+, quasi 1.300 carcinomi colorettali e oltre 7.400 adenomi avanzati in meno rispetto al 2019. Diagnosi che avverranno lo stesso ma in una fase di malattia più avanzata e dunque più difficile da curare. 

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COSA SONO I CLINICAL TRIALS?

Un altro fattore fondamentale per aumentare le probabilità di guarigione è l'arruolamento nei clinical trials. Chiariamoci: le terapie standard sono fondamentali ma in alcune situazioni entrare in una sperimentazione clinica è utile nel garantirsi un potenziale miglior trattamento della malattia. Potenziale perché alle terapie standard si aggiunge l'utilizzo di nuove molecole volte a migliorare ulteriormente le terapie già in uso. In questi ultimi anni il numero di clinical trials, sia sponsorizzati dalle case farmaceutiche sia quelli accademici, è aumentato notevolmente portando un notevole vantaggio per la vita dei malati oncologici. Vantaggi che purtroppo, causa Covid-19, sono venuti parzialmente meno.

COVID-19 E SPERIMENTAZIONI CLINICHE

A certificare nero su bianco l'impatto negativo della pandemia sull'arruolamenti di nuovi pazienti e sull'avviamento di nuovi studi ci ha pensato un'analisi, pubblicata su Annals of Oncology, dal titolo "Oncology clinical trial disruption during the COVID-19 pandemic: a COVID-19 and cancer outcomes study". Lo studio, condotto nella realtà statunitense -ma con dati paragonabili anche nel contesto europeo-, ha certificato che durante il periodo pandemico si è registrato calo nell'arruolamento di nuovi pazienti pari al 46%. Non solo, la riduzione è stata notevole anche nel numero di nuovi trials attivati: -23,6%. In aggiunta lo studio segnala che a subire una riduzione maggiore sono stati i trials accademici. In generale le motivazioni della ridotta attività sono semplici da spiegare: la pandemia ha aggiunto difficoltà cliniche, organizzative, logistiche e funzionali dell'impianto necessario alla conduzione di una sperimentazione clinica. Dati importanti, quelli raccontati nel recente studio, che non devono però indurre nel pessimismo. Ad oggi infatti la situazione, come raccontanto gli stessi autori, è in pieno recupero

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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