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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 08-07-2015

Antidepressivi in gravidanza un rischio per i neonati?



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Uno studio su 3,8 milioni di future mamme ridimensiona il pericolo di complicazioni respiratorie durante il parto per il neonato

Antidepressivi in gravidanza un rischio per i neonati?

Da tempo si indaga sulla relazione fra l'uso di farmaci contro la depressione da parte delle donne negli ultimi tre mesi di gravidanza e l’ipertensione polmonare persistente del neonato, una patologia piuttosto rara ma grave: il piccolo, uscito dal grembo materno, non comincia a respirare. E il rischio è mortale. L’incidenza della complicanza è bassa, venti casi su diecimila: pari allo 0,2 per cento dei parti. Ma su queste cifre era aperto da anni il dibattito. Dopo uno studio svedese che aveva parlato di un raddoppio dei casi rispetto alla popolazione generale delle partorienti, la Food and Drug Administration aveva emesso un avvertimento nel 2006, invitando alla cautela nel somministrare psicofarmaci alle donne in attesa. Ora proprio dagli Stati Uniti arriva uno studio così ampio che dovrebbe risolvere molti dubbi. a pubblicarlo The Journal of the American Medical Association.

 

UNA VOLTA E MEZZO

Sono state prese in esame poco meno di quattro milioni di future mamme iscritte negli elenchi Medicaid, una sorta di assicurazione sanitaria statale per i meno abbienti, tra il 2000 e il 2010 in 46 stati Usa più Washington Dc e tra queste sono state scelte le 129 mila che avevano preso antidepressivi negli ultimi tempi della gravidanza: centomila erano in terapia con gli inibitori della serotonina, ventinovemila con i farmaci di più antica generazione. Mauro Mauri, professore associato di Psichiatria all’Università di Pisa, specialista negli studi su maternità e disturbi psichiatrici, spiega il nuovo risultato ottenuto sull’ipertensione polmonare persistente del neonato: «Si è visto che nei parti di donne mai trattate con antidepressivi il rischio era di venti su diecimila e nelle altre di 30. Certo, è una volta e mezzo in più, tuttavia si tratta di passare da uno 0,2 a uno 0,3».

 

SOPPESARARE I RISCHI

In conclusione, che cosa significa questa ultima ricerca? I suoi dati sono da considerarsi definitivi? «Direi di sì, visti i numeri in gioco – dice il professor Mauri -. Il senso dell’indagine direi che è questo: siate cauti, valutate tutti i rischi possibili, ma anche quelli derivanti da una depressione non curata in una donna incinta. Insomma, dice che un rischio c’è, ma che è basso. Dopo l’avvertimento della Fda di qualche anno fa, nella nostra struttura decidemmo di sospendere o ridurre il trattamento antidepressivo negli ultimi 10-15 giorni prima del parto», chiosa Mauri. «Ora un certo numero di donne hanno bisogno di un supporto umano più che di farmaci. Così ricorriamo a colloqui, psicoeducazione, psicoterapia. Detto questo, se però ci sono le indicazioni per dare antidepressivi noi li somministriamo. I rischi legati alla depressione non sono da poco».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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