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Pediatria
Caterina Fazion
pubblicato il 12-09-2022

Diabete giovanile e pandemia, che legame c’è?



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Le diagnosi di diabete di tipo 2 tra i ragazzi sono quasi raddoppiate durante la pandemia. Quali sono i motivi principali? Quali gli errori da evitare?

Diabete giovanile e pandemia, che legame c’è?

Durante la pandemia le diagnosi di diabete di tipo 2 in età giovanile sono quasi raddoppiate. E non solo: anche la gestione dei pazienti è risultata più complessa. Prima della pandemia di Covid-19 un maggior numero di pazienti con diabete di tipo 2 di nuova insorgenza, infatti, è stato diagnosticato e gestito ambulatorialmente; durante l'anno della pandemia, invece, si è verificata un'inversione di tendenza, con un maggior numero di pazienti ospedalizzati. A rivelarlo è uno studio americano, recentemente pubblicato sulla rivista The Journal of Pediatrics che ha cercato di indagare le motivazioni legate a questo aumento considerevole di casi di diabete di tipo 2 tra bambini e adolescenti durante la pandemia.

 

LO STUDIO

Nello studio sono state valutate le cartelle cliniche di 3.113 giovani. I nuovi casi di diabete giovanile di tipo 2 sono aumentati del 77,2% nell'anno della pandemia rispetto alla media dei due anni precedenti. Si parla di 1.463 nuove diagnosi durante il periodo pandemico, tra marzo 2020 e febbraio 2021, di 886 nel 2019 e 765 nel 2018. I nuovi pazienti diabetici, durante la pandemia, hanno presentato maggiori complicanze rispetto agli anni precedenti. Il 21% dei giovani, infatti, ha presentato uno scompenso metabolico alla diagnosi di diabete di tipo 2 durante il primo anno della pandemia, rispetto al 9% degli anni precedenti. Bisogna considerare che, al di là della pandemia, l'incidenza di diabete di tipo 2 insorto in età giovanile era già in costante aumento in tutto il mondo: la prevalenza è quasi raddoppiata tra il 2001 e il 2017. Tuttavia, nel periodo pandemico l’aumento delle diagnosi è stato molto più considerevole rispetto agli anni precedenti. Quali sono le motivazioni in grado di spiegare questo andamento?

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I FATTORI IN GIOCO: PESO E INATTIVITÀ

Le potenziali spiegazioni dell'aumento del diabete di tipo 2 giovanile associato alla pandemia sono ampie e probabilmente multifattoriali. L'aumento di peso durante la pandemia può aver indubbiamente contribuito. Inattività fisica e comportamento sedentario tenuti durante la pandemia, complici la chiusura delle scuole, la sospensione delle attività sportive e la didattica online che ha aumentato il tempo trascorso davanti allo schermo di un pc, hanno portato a un aumento dell’indice di massa corporea. Anche il cambiamento nei comportamenti alimentari ha inciso. Durante la pandemia, infatti, le famiglie hanno riferito di aver subito cambiamenti nell'ambiente alimentare domestico, acquistando un maggior numero di alimenti conservabili, ultra-processati e ad alta densità calorica.

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STRESS PSICOSOCIALE

Un altro potenziale contributo alle numerose nuove diagnosi di diabete è l'aumento dello stress psicosociale. La pandemia di COVID-19 ha provocato una crisi significativa della salute mentale nei giovani, con tassi di depressione e ansia raddoppiati rispetto agli anni precedenti. Oltre a influenzare potenzialmente la fisiologia dello stress, i determinanti sociali della salute incidono anche sull'accesso a cibo sano, all'assistenza sanitaria e ad ambienti esterni sicuri.

 

SARS COV-2, CAUSA DIRETTA DEL DIABETE?

E se fosse il virus stesso ad aver causato l’insorgenza del diabete? Questa possibilità esiste, ma necessita di ulteriori approfondimenti. I soggetti diabetici analizzati nello studio, infettati dal virus, infatti, rappresentavano un numero molto esiguo. Il Sars CoV-2 potrebbe aver causato, nei soggetti colpiti, una distruzione, non autoimmune, delle cellule β del pancreas, con conseguente declino della produzione di insulina e sviluppo del diabete, in soggetti predisposti.

«La pandemia ha sicuramente aumentato le difficoltà di seguire una vita sana e attiva – riflette il professor Agostino Consoli, presidente Società Italiana di Diabetologia –, ma non dobbiamo dimenticare che, anche prima della circolazione del Coronavirus i ragazzi erano molto sedentari e praticavano un’alimentazione non sempre corretta. Per questo motivo, il diabete si è probabilmente sviluppato in soggetti già predisposti, la cui condizione di sedentarietà e sovrappeso è stata esasperata dalla pandemia. Questi fattori di rischio, uniti alla compromissione della capacità di secrezione insulinica da parte delle cellule del pancreas derivate dall’infezione da Coronavirus, hanno portato all’instaurarsi del diabete. Ulteriori studi saranno necessari per capire se si tratta di danno diretto da parte del virus alle β cellule del pancreas che secernono insulina, o danno indiretto causato dal movimento infiammatorio scatenato dal virus. Ad ogni modo, è importante ricordare che, anche in condizioni di oggettive difficoltà come il lockdown, bisogna mantenere un'alimentazione corretta e fare attività fisica, anche solo spostarsi da una stanza all'altra, per limitare la sedentarietà e ridurre il rischio di diabete e altre malattie metaboliche».

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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