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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 28-03-2014

Se alleni il cervello, allontani l’Alzheimer



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Fare un training cognitivo rafforza le capacità mentali: una grande ricerca Usa su 3.000 anziani mostra che i benefici durano nel tempo

Se alleni il cervello, allontani l’Alzheimer

La notizia bella è che, esercitandosi, si può mantenere a lungo il cervello bello lucido in età avanzata e dare scacco alla demenza giocando d’anticipo. La notizia meno consolante è che non si riesce, invece, a frenare il declino della memoria. Ma, forse, si può correre ai ripari in altri modi.

A confermare queste realtà arriva dagli Stati Uniti uno studio davvero notevole per quantità dei partecipanti (2.800) e per la scadenza del controllo: dopo ben 10 anni.

Non tutti si saranno potuti controllare visto che l’età di partenza era sui 74 anni e qualcuno sarà deceduto nel frattempo, ma la gran parte è stata rivista mettendo a confronto i due gruppi formati all’origine. Metà degli anziani, tutti residenti in case di riposo o altro tipo di comunità e tutti senza segni di declino intellettivo, sono stati lasciati liberi, l’altra metà è stata sottoposta ad uno speciale “allenamento” mentale – “training cognitivo” si dice in gergo -, volto a sostenere tre tipi di abilità: il ragionamento, il saper elaborare le informazioni dando in risposta frasi o azioni conseguenti, la memoria. Il risultato? Un significativo miglioramento in tutti e tre gli ambiti.

 

ESAME POSITIVO

I ricercatori guidati dal professor George Rebok della Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health, a Baltimora, hanno richiamato i loro volontari 10 anni dopo e li hanno esaminati. I signori e le signore del gruppo di controllo avevano subito un deterioramento delle loro capacità mentali, mentre  hanno constatato una forte tenuta dei miglioramenti indotti negli altri con gli “esercizi” di un decennio prima. Infatti, i volontari di questo gruppo si sono rivelati o all’identico livello della loro base di partenza oppure di un livello più alto.

 

MA I RICORDI NO

Questo però – c’è un però – solo per le capacità di ragionare e rispondere conseguentemente a ogni informazione ricevuta. Quanto alla memoria, i miglioramenti iniziali si erano persi lasciando spazio a un certo decadimento.

Una prima valutazione dello studio viene da Art Walaszek, docente di psichiatria geriatrica all’Università del Wisconsin: «Una delle più comuni domande che ci sentiamo rivolgere dai pazienti anziani è: “Dottore, che cosa posso fare per prevenire la perdita della memoria?”. Ora questa rimarchevole ricerca suggerisce l’intrigante possibilità che gli anziani possano sopperire alla inevitabile perdita della memoria acquisendo altre abilità cognitive che, come si vede, si possono sviluppare con opportuni training».

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FORTE CALO DELLA DEMENZA

Dall’America all’Italia. «E’ uno studio importante, conferma che il cervello è un organo che ha bisogno di esercizio esattamente come i muscoli», afferma il professor  Giuseppe Paolisso, presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) e docente alla II Università di Napoli. «Avere un buon cervello non solo permette, anche in un’età avanzata, di essere indipendenti e avere una buona attività sociale, ma è molto utile per prevenire la demenza. Sappiamo che sessioni di training cognitivo a distanza di 6 anni risultano aver evitato un terzo dei casi di demenza. Qui si guarda addirittura a 10 anni dopo…».

 

UNA SCALA DA TEST

Consigli pratici per “allenarsi” da sé mentalmente?  «Evitare troppa tv, leggere giornali e libri, farsi degli hobby, camminare, cercare di imparare a memoria delle poesie, cucinare…. Si può guardare alla scala Iadlche quantifica le attività quotidiane: ora, seguendo questo modello, si dimostra che gli anziani che hanno seguito un training cognitivo specifico (l’equivalente degli “attrezzi” nella ginnastica) possono migliorare o perdere parte di queste capacità molto meno di chi non l’ha fatto. Le proporzioni su un dato tempo è che il gruppo di controllo perde il 50 per cento delle capacità e chi si è “allenato” su 10 attività ne perde 4. O, per meglio dire, ne conserva 6. Un vantaggio, sugli altri, del 20 per cento».

Qualcosa, anzi molto, si può dunque fare contro il declino mentale ed anche emotivo. Ma per la memoria?

«Ah, si può solo dire che bisogna esercitarla  sempre. Perché la si perde di più anche se il cervello funziona meno bene in generale. Il fatto è che conosciamo solo il 10-15 per cento di questo prezioso organo, nella parte meno nota c’è purtroppo la memoria….».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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