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Caterina Fazion
pubblicato il 23-04-2024

PARP inibitori: un possibile nuovo approccio terapeutico per il medulloblastoma



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Antonella Lettieri, ricercatrice e testimonial della campagna 5x1000 di Fondazione Veronesi, ci racconta la sua attività di ricerca sul medulloblastoma, tumore cerebrale pediatrico

PARP inibitori: un possibile nuovo approccio terapeutico per il medulloblastoma

Antonella Lettieri, milanese doc, ormai da tre anni è sostenuta da Fondazione Umberto Veronesi nella sua attività di ricerca sul medulloblastoma, tumore cerebrale pediatrico.

Perché studiare il medulloblastoma?

«Il medulloblastoma è causato da alterazioni che si verificano durante lo sviluppo embrionale del cervelletto. Grazie al nostro progetto desideriamo comprendere a carico di quali geni avvengano le mutazioni che causano il tumore per arrivare a una caratterizzazione sempre più precisa dei vari tipi di medulloblastoma. Solo in questo modo si potranno ottenere terapie sempre più specifiche ed efficaci».

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In cosa consiste il progetto d riecrca?

Per comprendere i meccanismi di sviluppo dei diversi tipi di tumore, Antonella sta effettuando, presso il laboratorio di biologia applicata del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano, studi in vitro su organoidi, ovvero modelli cellulari tridimensionali, e in vivo su Drosophila Melanogaster, meglio nota come moscerino della frutta, grazie alla collaborazione con il professor Vaccari. Inoltre, come nuovo approccio terapeutico per il medulloblastoma si sta valutando l'efficacia dei PARP inibitori, farmaci già in uso per altri tipi di neoplasie come tumore mammario e ovarico. Per i pazienti i benefici di terapie sempre più mirate sono molteplici. Attualmente, infatti, la terapia di elezione è la rimozione chirurgica del tumore.

«Con l’intervento spesso non si riesce a rimuovere totalmente il tumore, e le eventuali cellule residue possono determinare lo sviluppo successivo di recidive. Caratterizzando sempre meglio il tumore, e ottenendo terapie sempre più personalizzate, si punta a eliminare tutte le cellule tumorali garantendo la guarigione senza che il paziente vada incontro a ricadute o problematiche legate all'intervento chirurgico».

Perché è importante conoscere il lavoro dei ricercatori?

Dal 2023 Antonella Lettieri, oltre a svolgere la sua attività di ricerca, è stata scelta come testimonial della campagna 5x1000 di Fondazione Veronesi, motivo per lei di grande soddisfazione e orgoglio.

«Sono felice di far parte di un progetto che permetterà di raccogliere fondi dedicati alla ricerca, alle volte guardata con sospetto e poca fiducia dai cittadini. Spiegare il lavoro del ricercatore è complicato, per questo forse se ne parla così poco, ed è proprio la scarsa conoscenza ad alimentare il timore verso l'attività di ricerca. Bisognerebbe tenere a mente è che quello del ricercatore è un lavoro a tutti gli effetti, svolto non per un tornaconto personale, ma per migliorare la salute e la vita di ognuno di noi».

Occorre fare squadra tra ricercatori e cittadini

Fortunatamente, però, chi dona c’è. «A chi già dona vorrei chiedere di non smettere. Mai. Fare squadra tra cittadini e ricercatori è fondamentale: i primi possono dare il loro sostegno economico per permettere ai secondi di fare il loro lavoro, per il bene di tutti. Purtroppo, spesso, solo quando ci si trova in situazioni disperate, come vivere la malattia di una persona cara ad esempio, si tende ad affidarsi totalmente alla ricerca e alla scienza. Vorrei che questa fiducia fosse presente sempre, non solo nel momento del bisogno: solo così la ricerca può essere alimentata con costanza e progredire».

Quando nasce la passione di Antonella per la ricerca?

Antonella ha sviluppato la sua passione per la ricerca al quarto anno di liceo, spinta dal desiderio di mettersi a disposizione di chi soffre e dalla sua curiosità, complice la sua professoressa di biologia, figura molto positiva e stimolante che le ha permesso di appassionarsi a questo campo. Da piccola, però, aveva tutt’altra aspirazione. «Fin da piccolissima ho desiderato fare la ballerina, e tuttora pratico la danza classica che rappresenta una parte importante della mia vita e una mia grande passione che credo non sia così lontana dal mio attuale lavoro. Danza e ricerca, infatti, hanno in comune la costanza, la dedizione e la determinazione necessarie per il raggiungimento dell’obiettivo. In ambedue i casi i risultati non sono immediati e vanno costruiti passo dopo passo».

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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