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Ginecologia
Nicla Panciera
pubblicato il 25-11-2023

Viaggio nei consultori, presidio contro la violenza sulle donne



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Sono troppo pochi, talvolta la metà del necessario, ma anche i consultori familiari sono un presidio contro la violenza sulle donne. "Quando la salute femminile viene negletta, aumentano le vulnerabilità sociali e familiari"

Viaggio nei consultori, presidio contro la violenza sulle donne

Sono sempre meno e in molti non saprebbero neppure dire dove si trovano nella propria città. Eppure, i consultori familiari sono un presidio di salute sessuale, riproduttiva e psicologica per le donne e gli adolescenti sul territorio. Il progressivo indebolimento di queste strutture non può che avere delle conseguenze di salute e sociali.

La violenza contro le donne ferisce la salute di corpo e mente

La violenza contro le donne ferisce la salute di corpo e mente

25-11-2017

 

UNA VISIONE GLOBALE DELLA DONNA

Fin dalla loro istituzione nel 1975, infatti, i consultori familiari presidiano diverse aree di intervento, come screening oncologici, educazione sulla salute e alle malattie sessualmente trasmissibili e contraccezione, percorsi di interruzione di gravidanza e percorsi nascita e sono un punto informativo per i giovani adolescenti. Basta leggere i pochi articoli della legge 104 del 1975, per capire il concetto moderno di salute globale della donna che li ha ispirati. La loro organizzazione multidisciplinare in un’ottica molto sociale oltre che sanitaria, il loro essere aperti a tutti indistintamente e la gratuità dei servizi forniti ne fanno dei baluardi territoriali contro la violenza sulle donne, di cui si celebra il 25 novembre la Giornata mondiale.

 

BALUARDO CONTRO LA VIOLENZA

«Quello del consultorio è un lavoro di équipe, qui le donne accedono liberamente e, a seconda del loro bisogno, incontrano una ginecologa, una psicologa, un’assistente sociale o un’ostetrica e così via. È un punto di accesso, ciascuna professionista potrà poi coinvolgere le altre figure e, in caso di sospetto maltrattamento, si inizia a dipanare la matassa dialogando con la donna, cosa impossibile da fare nel contesto di una consulenza unicamente sanitaria, come dal medico» spiega Daniela Fantini, specialista in ostetricia e ginecologia del Cemp, primo consultorio laico aperto a Milano e co-fondatrice del Servizio violenza sessuale della Clinica Mangiagalli. Per chi opera sul territorio, non ci vuole molto a riconoscere i segni: «A volte, bastano delle frasi: Io non vorrei ma mio marito. Quindi, con l’intervento della mediatrice familiare, si prova a coinvolgere anche l’uomo. Un aspetto non irrilevante è che, con questo approccio socio-sanitario, non c’è alcun bisogno di una iniziale denuncia attiva da parte della donna, come nei centri antiviolenza».

 

"LA GRAVIDANZA NON PROTEGGE"

Anche durante la gravidanza, la donna è tutt’altro che al riparo dalla violenza domestica. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che, nel mondo, una donna su quattro sua stata vittima di una forma di violenza in gravidanza e, per le donne tra i 15 e i 44 anni, la violenza domestica è la seconda causa di morte in gravidanza dopo l’emorragia. Nei consultori, «il contatto regolare e assiduo con le ostetriche consente di individuare i casi di violenza domestica o i segnali di rischio in anticipo, laddove spesso le donne non si rivolgono al medico o alle strutture ospedaliere in un momento, come la gravidanza, in cui la violenza compare o subisce una recrudescenza» spiega Marina Toschi, ginecologa già presidente di Agite associazione ginecologi del territorio. I consultori fanno rete, poi, con i centri antiviolenza.

 

L’OSTETRICA È PREZIOSA

L’ostetrica è, infatti, una figura cruciale nei consultori: «La nostra visione olistica della persona assistita ci consente di individuare anche situazioni potenzialmente patologiche, di fragilità e di disagio e rischio sociale; ma abbiamo anche un ruolo educativo, lavoriamo sulla cosiddetta health literacy delle donne, l'alfabetizzazione sanitaria, promuovendone così l’autodeterminazione» spiega Miriam Guana dell’Università di Brescia e presidente di Syrio Società italiana di scienze ostetrico-ginecologiche neonatali, che fa l’esempio dell’”ostetrica condotta” per ricordare la gamma di competenze di questa figura. «Garantiamo inoltre continuità assistenziale perché non interveniamo, come erroneamente alcuni ritengono, solo nel momento del parto: le nostre competenze riguardano vari ambiti della salute della donna, del bambino che cresce e della famiglia, che accompagniamo nel tempo». Gli studi mostrano migliori esiti di salute per la mamma e il bambino quando c’è l’ostetrica.

 

LAVORARE SUGLI EQUILIBRI DI POTERE

La chiusura dei consultori colpisce in particolare alcune. «Quando la salute femminile viene negletta, aumentano le vulnerabilità e le fragilità negli altri contesti, da quello familiare, a quello sociale ed economico» spiega Marina Toschi. «Pensiamo alle donne migranti, che nei consultori trovano porte aperte, informazioni e servizi gratuiti, spesso con la presenza di mediatori culturali, che possono eventualmente fare anche da punto di accesso per l’accompagnamento al servizio sanitario». Dopodiché, se si parla di vulnerabilità della donna, bisogna ampliare lo sguardo alla società, ammonisce Daniela Fantini: «Non giriamoci troppo intorno, è una questione di diseguaglianze economiche e di potere, le donne maltrattate non riescono ad andarsene, ce lo dicono chiaramente: Devo restare con lui, anche se mi picchia: dove vado a vivere? Come mi mantengo?».

 

PORTE APERTE, PRIVACY E DIALOGO

Fantini agli inizi della carriera ha deciso di lavorare nei consultori pubblici, racconta, «perché non tolleravo l’atteggiamento di certi ginecologi ospedalieri, non un saluto e non una parola alla donna che stavano ricucendo. Nei consultori si crea un ambiente di accoglienza, molto familiare; si forniscono prestazioni ma non sono ospedali asettici, c’è colore perché il colore trasmette calore. Inoltre, è sbagliatissimo inserirli nei contesti ospedalieri, da cui vanno tenuti separati anche per garantire la privacy delle donne». E anche la privacy dei giovani che accedono allo spazio giovani, magari alle loro prime esperienze autonome e il timore di essere visti potrebbe essere disincentivante. Da quando Fantini ha iniziato, nella zona di Cesano Boscone, quarant’anni fa, i consultori sono passati da sette a uno: «Non mi si venga più a dire che è una questione economica: con gli anni, in Lombardia, la diminuzione dei consultori è andata di pari passo con l’aumento dei “referenti”, dei “responsabili” e dei “coordinatori”, figure che non svolgono lavoro sul campo. La questione è organizzativa». Spesso chi va in pensione non viene sostituito e lo smantellamento è inarrestabile.

 

UN PROGRESSIVO SMANTELLAMENTO

La presenza insufficiente e a macchia di leopardo dei consultori emerge da un unico rapporto redatto fin qui, l’indagine coordinata dall’Istituto superiore di sanità e finanziata dal Ministero della Salute, su 1.800 consultori italiani fra novembre 2018 e luglio 2019. «È stato un primo, rimasto unico, tentativo di mappatura della realtà esistente, che avrebbe dovuto diventare un modello da replicare, uno strumento di rilevazione da usare poi regolarmente per aggiornare i dati ma che si è arenato per mancanza di fondi» spiega Marina Toschi, coinvolta nella stesura del rapporto da cui emerge che in media c’è un consultorio ogni 35.000 abitanti, quando invece dovrebbero essere almeno 1 ogni 20.000, questo il numero minimo stabilito per legge. In alcune regioni, la situazione è peggiore, come la Lombardia con una sede ogni 39.996 residenti, circa il doppio del numero raccomandato. I servizi di «ascolto, orientamento, supporto e sostegno psicopedagogico» previsti vengono così a mancare. Inoltre, in particolare in Lombardia, come evidenzia il rapport Iss, c’è il privato accreditato, centri per lo più di ispirazione cattolica che spesso intervengono indirizzando le scelte.

 

L'INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA

«E una gravidanza non voluta coincide spesso con precarietà lavorativa e vulnerabilità economica, per tutte le donne e soprattutto in quelle delle fasce svantaggiate» ricorda Daniela Fantini. Tra i compiti dei consultori definiti dalla legge che li costituisce c’è anche quello di garantire l’applicazione della legge 194/78: «Si tratta di un servizio farmacologico disatteso ovunque, ad eccezione di alcuni consultori nel Lazio: non si è mai fatta formazione» commenta Marina Toschi. Eppure, l’Oms nelle sue linee guida chiede la rimozione degli ostacoli politici non necessari dal punto di vista medico all’aborto sicuro per la salute della donna.

 

CONTRACCEZIONE GRATUITA

Si sta discutendo in questi giorni di consultori anche per un altro tema, quello della distribuzione di metodi contraccettivi gratuiti come previsto dalla legge 405/75. «In Italia, le pillole sono le più care d’Europa, con costi che non tutte le donne possono permettersi» commenta Marina Toschi. A cinquant’anni dalla legge, un niente di fatto, nonostante la promozione di una genitorialità libera e responsabile sia un concetto ormai acquisito. «In Italia, solamente il 13% delle donne ricorre alla contraccezione sicura. Dopo di noi solo la Turchia. In consultorio, c’è il tempo per informare bene le giovani su come avere il controllo della propria vita» aggiunge Daniela Fantini che racconta «Quando un giornalista francese inviato a Milano mi chiese com’era che l’Italia è il paese che fa meno figli, ha meno aborti e usa meno la contraccezione, gli ho risposto che siamo il paese del Ci penso io detto da lui a lei, e anche questa è una violenza, per quanto più subdola». Infatti, l’accesso universale a una contraccezione libera è sostenuto dalle agenzie internazionali come Onu e Oms, che ribadiscono l’importanza della libertà riproduttiva e delle scelte di salute delle donne. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (qui) «è diritto fondamentale di ogni individuo decidere liberamente il numero, la distanza e i tempi della nascita dei propri figli. In quanto società globale, dobbiamo garantire la capacità di prendere decisioni sulla salute riproduttiva e sessuale libere da discriminazioni, coercizione e violenza. Questi diritti sono essenziali, soprattutto per le donne i cui corpi sono stati a lungo utilizzati come strumenti per affermare il controllo sociale, politico o religioso».

 

LE CASE DI COMUNITÀ

Il futuro dei consultori sono le Case di comunità, ma l’opinione di molti è che il trasferimento di questi punti di riferimento che sono i consultori nelle “nuove mutue” finirà per snaturarli. Oltre a non esserci spazio per tutti. E personale: «Negli ultimi trent’anni, in Lombardia, si è privilegiato l’ospedale al territorio e questa impostazione ha avuto delle conseguenze sul reclutamento degli specialisti. Il consultorio va valorizzato e la riorganizzazione in corso con le Case di comunità può rappresentare una grande opportunità per l’assistenza di prossimità» spiega Miriam Guana. «In un’audizione alla Camera, Syrio è intervenuta con un documento propositivo, ricordando l’importanza della continuità tra ospedale e domicilio garantita dal consultorio e dalle sue ostetriche alle neomamme».

 

A CHI RIVOLGERSI

Il numero antiviolenza è 1522, gratuito, è attivo 24 h su 24, accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. La pagina web fornisce la mappatura aggiornata dei Centri Antiviolenza e di altri servizi.

Altri numeri utili sono i carabinieri: 112; la Polizia: 113; l’emergenza sanitaria: 118. 

Ci sono poi le associazioni e i centri come quelli di Di.Re. Donne in rete contro la violenza https://www.direcontrolaviolenza.it/ .

Parlatene anche con il medico di medicina generale, che è «di supporto alle donne che sono oggetto di minacce o violenze, fisiche o psicologiche, reali o potenziali» come fa sapere la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie che si impegna a aumentare la sensibilità dei propri specialisti anche durante il 40esimo congresso nazionale in corso a Firenze.

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Nicla Panciera
Nicla Panciera

Giornalista professionista e medical writer, si occupa di salute e di scienza per varie testate nazionali (tra cui Repubblica, La Stampa, Le Scienze, Mind Mente e cervello, dove cura una sua rubrica, e Vita), è autrice del libro «In piena libertà e consapevolezza» (con Margherita Hack) per Baldini&Castoldi e di «Cervelli che contano» (con Giorgio Vallortigara) per Adelphi Piccola Biblioteca Scientifica.


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