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La storia di Anna

"Con questa cosa ho capito che non sapevo veramente cosa fosse la paura prima...", racconta Daniela, mamma della piccola Anna, cui a 4 anni è stata diagnosticata la leucemia. 

"Che cos'è la speranza? La speranza per molte persone è la cura. E la cura viene dalla ricerca. Quindi, la speranza è la ricerca."

"La sua forza è stata la nostra forza"


"A gennaio 2020, Anna aveva 4 anni e un giorno è rientrata a casa con una febbre un po’ strana; la dottoressa mi disse che la vedeva davvero molto pallida e che sarebbe stato meglio approfondire in ospedale. La diagnosi è arrivata subito, Anna aveva la leucemia, i dottori ne erano certi e gli esami lo confermavamo. In quel momento, ho pensato che mi sarei lasciata morire lì dov’ero, perché non potevo sopportare il pensiero di questa cosa su mia figlia. Quando però sono andata da lei nella stanza e l’ho guardata in quel letto, la mia reazione è cambiata: non potevo mollare!"

 

(Daniela, mamma di Anna)


"Quando attraversi la porta con sopra scritto “oncoematologia pediatrica", ti assale una sensazione di vuoto terrificante, tanta paura… Ma per fortuna oltre a questa porta ci sono anche dottori, infermieri e volontari in grado di sostenere le persone e le famiglie che arrivano lì. Mio marito Davide mi è stato accanto in ogni passaggio, per Anna ma anche per il fratello Pietro, che aveva solo 9 anni."


"Anna ha cominciato subito la terapia. I medici ci dissero che lei sarebbe stata curata con un protocollo AIEOP, rivisto nel 2017, interamente finanziato da Fondazione Veronesi. La fortuna di poter essere curati con un protocollo aggiornato è quella di poter ridurre al minimo gli effetti collaterali della chemioterapia. Accettammo subito di far parte di questo programma di ricerca. La terapia che avrebbe testato Anna sarebbe servita un domani ad aggiornare il prossimo protocollo e a salvare altri bambini. Abbiamo sempre nutrito grande fiducia nei medici e nella ricerca."


"Anna è stata una guerriera incredibile, non ha mai perso il sorriso, era sempre allegra. La dottoressa ci aveva detto: “vedrete che sarà lei a mostrarvi la via per affrontare tutto questo”. Effettivamente è stato così. La sua forza è stata la nostra forza. Ha sofferto quando, ad agosto, ha cominciato a perdere i capelli. Una sera si è guardata allo specchio e mi ha detto, in lacrime: “Mamma, ma io non ho più capelli!”. Ma poi non è più stata interessata, andava in giro calva senza problemi; non si è mai nascosta, mai coperta."


"Avevamo un obiettivo: seguire i due anni di terapia nella speranza di raggiungere la guarigione. Ci si avvia verso la fine della terapia gradualmente e si avvertono i primi segnali della guarigione perché il mantenimento lascia crescere i capelli, ci si sgonfia, si torna lentamente alla normalità. Anna è tornata a scuola, a giocare con suo fratello Pietro e a ridere serena. Non parla mai della sua esperienza perché, per lei, è stato un inconveniente che è passato, da dimenticare."


"Io e mio marito Davide, chiaramente, non possiamo dimenticare. Ma cerchiamo di testimoniare quanto la tempestività della diagnosi, l’efficacia delle cure e la fiducia nella ricerca ci abbiano permesso di avere ancora Anna qui con noi: lei ci ha dato la forza di reagire e affrontare questa terribile sfida. Ringraziamo i medici che ci hanno seguito e Fondazione Veronesi per il suo impegno concreto a favore dei piccoli pazienti oncologici come Anna."

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Il mio obiettivo è generare un modello tridimensionale di medulloblastoma per sperimentare l’efficacia di un nuovo approccio farmacologico

Mara Salomè

Voglio valutare l’efficacia di una possibile terapia per un tipo di leucemia linfoblastica acuta

Cristiana Barone

Col mio progetto potrei individuare nuove opzioni terapeutiche per la leucemia mielomonocitica giovanile

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