27-09-2017

Vaccini obbligatori: il parere di Alberto Mantovani

Il direttore scientifico dell'Humanitas University interviene nel dibattito sui vaccini. «Obbligo inevitabile e con l'immunizzazione risparmio anche per il Servizio Sanitario Nazionale»

Professor Mantovani, i dati di un recente sondaggio condotti da Observa dimostrano che il dibattito di questi mesi sul tema dei vaccini probabilmente è servito perché, nello stesso periodo, sembra essere cresciuta la fiducia degli italiani. Io penso che chiunque fa ricerca e fa medicina ha il dovere di informare il pubblico nel modo più semplice, più chiaro e più modesto possibile, e molti di noi hanno cercato di farlo. Io stesso nel 2016, prevedendo quello che sarebbe poi successo sui vaccini, ho scritto un libro immunità e vaccini, e fa piacere vedere che questo nel suo insieme ha avuto un impatto. Voglio ricordare che anche figure pubbliche si sono esposte: per esempio Bebe Vio si è esposta mostrandosi e mostrando qual è l'effetto di una malattia che possiamo prevenire con un vaccino.

A livello politico si è arrivati a definire l'obbligo per dieci vaccini, era la strada giusta da seguire in quel momento per l'Italia? Posto che i vaccini funzionano e costano poco, io sono favorevole all'obbligo nel nostro paese perché l'Organizzazione mondiale della sanità ci ha ammonito due volte per la situazione che avevamo nel nostro Paese. Eravamo in una situazione di emergenza. Il Centers for Disease Control and Prevention negli Stati Uniti aveva lanciato un allarme per chi veniva in Italia a causa della situazione morbillo. È chiaro che l'obbligo non è necessario in un paese come la Svezia, dove il 98% delle persone sono vaccinate. Ma nel nostro paese la copertura era scesa ben sotto il 95%, e continuava a scendere. Io sono stato favorevole all'obbligo anche perché, in California, lo stato più liberale, del paese più liberale del mondo, di fronte a una situazione non così grave come quella Italiana, è stato reintrodotto l'obbligo vaccinale per andare a scuola e i dati mostrano che nel giro di tre anni si è tornati ad avere un livello di protezione di immunità accettabile. Quindi nella situazione in cui noi eravamo e siamo, penso che l'obbligo sia stata una scelta giusta.

Chi si oppone agita l'aspetto economico legato alle vaccinazioni, però in realtà probabilmente c'è un beneficio anche da quel punto di vista. I dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dicono che 1 dollaro investito in vaccini significa 10 dollari risparmiati in cure. È uno dei capisaldi della medicina preventiva. Facciamo un esempio che tutti possiamo misurare: quando i miei nipotini sono stati vaccinati contro il virus dell'epatite b, ebbene, quello costa al servizio sanitario nazionale 16 euro. La cura di un paziente con infezione da virus dell'epatite b costa intorno, in un anno, a 4000 euro. Ma non si ferma lì. Una parte di quei pazienti avrà un epatite cronica, una parte di quei pazienti avrà la cirrosi epatica, una parte di quei pazienti andrà incontro a trapianto del fegato, una parte di quei pazienti svilupperà un cancro del fegato, con costi enormi. Un altro esempio è legato al confronto tra epatite b, per cui abbiamo un vaccino, e l’epatite per cui non l’abbiamo. Un vaccino epatite b costa 16 euro al servizio sanitario nazionale, 32 euro se lo compriamo in farmacia, ma non ce n'è bisogno. Ebbene il costo attuale della cura dell'epatite c è tre volte il costo di quello che noi spendiamo per tutti i vaccini. Questo ci dà una misura del significato economico delle vaccinazioni, ma ancora ricordiamo che questo è un paese di grandi innovatori nel campo dell'immunologia e dei vaccini, e di grandi produttori nel campo della immunologia dei vaccini. Sabin ha dato, a costo zero, il suo vaccino da produrre in questo paese e grazie al vaccino prodotto sono stati protetti contro la poliomielite almeno 5 miliardi di persone. Abbiamo una bilancia dei pagamenti fortemente attiva nel campo dei vaccini, quindi io penso che dovremmo essere fieri della nostra capacità di innovare, di produrre e di condividere in questo settore.

Per concludere, sono stati mesi duri, i toni sono stati abbaastanza accesi, ma quale pensa che sia l'eredità che il dibattito che c'è stato sul tema dei vaccini lascia, soprattutto in merito al rapporto fra comunità scientifica e società? Io mi auguro che il dibattito lasci come eredità il dovere di informare il pubblico. Siamo in una società democratica e c'è un dovere di informare e formare le persone con un modo pacato e non acceso. Mi auguro di lasciare anche un messaggio di solidarietà. Io dico sempre che quando i miei nipotini, ne ho 7 e ne ho un ottavo in arrivo, si vaccinano, uno l’ho vaccinato io personalmente, è come se si allasciassero la cintura di sicurezza, cosa che è obbligatoria, lo facciamo, li mettiamo su un seggiolino: si proteggono. C'è un vantaggio aggiunto. Noi proteggiamo i bambini e gli adulti che non possono allacciarsi la cintura di sicurezza e io mi interesso di cancro: ci sono 1500 bambini con cancro che hanno il sistema immunitario compromesso e la cui protezione dipende dal fatto che i miei nipotini si vaccinano.

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