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Alcol e tassazione: la ricetta per la prevenzione efficace

L'ipotesi rilanciata dall'OMS per ridurre i danni sanitari provocati dalle bevande alcoliche

Alcol e tassazione: la ricetta per la prevenzione efficace

Da alcuni anni, tanto le Nazioni Unite quanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità affermano che le più efficaci misure per le politiche di contrasto al rischio causato dall’uso di alcol sono quelle di natura economica, diretta o indiretta. Le cosiddette best buys , le migliori misure che un decisore politico può e deve considerare quando miri alla prevenzione reale del consumo rischioso e dannoso di alcol, riguardano misure rivolte alla popolazione generale e fanno leva sulla politica dei prezzi e della tassazione delle bevande alcoliche strettamente interconnesse con la riduzione della disponibilità fisica (la diffusione delle bevande alcoliche nei contesti) ed economica (il potere di acquisto da parte del consumatore). 


Secondo il nuovo rapporto dell’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità («Prezzi dell'alcol nella regione europea dell'OMS»), l'aumento dei prezzi che i consumatori pagano per l'alcol è verificato come uno degli strumenti più efficaci a disposizione potendo contribuire non solo a ridurre il consumo di alcol e i relativi rischi per la salute, ma anche a favorire le economie attraverso i risparmi in salute e riduzione dei relativi costi registrabili nel breve, medio e lungo periodo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (clicca qui per scaricare la versione integrale del report), mentre tutti i Paesi della regione europea hanno una qualche forma di regolamentazione dei prezzi in atto sui mercati degli alcolici, le misure esistenti sono spesso non armonizzate, mal progettate e quindi inefficaci.

 

L’Europa ha il più alto livello di consumo di alcol nel mondo, con un impatto che si esprime soprattutto sulla salute delle persone in età lavorativa. L'alcol è infatti la causa del 25 per cento dei decessi nelle persone di età compresa tra 25 e 29 anni e il principale fattore di rischio in Europa per le persone di età compresa tra 15 e 49 anni.  Poiché rappresenta un importante onere finanziario per le società di tutta Europa, le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relative all’Italia parlano di 25 miliardi di costi sanitari e sociali correlati all’abuso di alcolici. Ragion per cui la diffusione del bere non è soltanto un problema di salute urgente, ma anche un fattore che limita lo sviluppo economico


L’ultimo rapporto sintetizza l'attuale base di prove sulle politiche monetarie volte a ridurre il consumo di alcol e descrive quelli più efficaci da prendere in considerazione. I consumi sono spinti dalla pubblicità e dal marketing, in particolare per rendere il consumo di alcolici più «appealing» per i giovanissimi e dalle promozioni della vendita e somministrazione degli alcolici nel corso di eventi o «happening» alcolici che - tra «happy hours», «drink as much as you can» «open bar» - offrono una sicura esperienza d’intossicazione anche grazie alla relativa convenienza che connota un comportamento imposto dal mercato. In questo modo, infatti, si garantisce anche lo smaltimento di molti superalcolici (come gin, vodka, ruhm) che andrebbero incontro al rischio di essere invenduti se non miscelati in popolari cocktail a basso costo e connotanti, anche in questo periodo di emergenza sanitaria, un fenomeno non contrastato da adeguate politiche di prevenzione (pur nella consapevolezza che l’alcol impatta sul sistema immunitario e favorisce le infezioni virali, in particolare quelle respiratorie). Se ci fossero politiche di tassazioneprezzi adeguati, il potere d’acquisto da parte dei milioni dei giovanissimi sarebbe limitato. L’esatto contrario di quanto accade oggi a partire dalle spiagge italiane, dove persino un minorenne sa di poter ricevere, senza alcun controllo da parte di esercenti irresponsabili e criminali, tutto l’alcol che chiede nonostante il divieto di vendita e somministrazione al di sotto dei 18 anni di età.  

 

Ma può l'imposta, il meccanismo principale attraverso il quale i governi influenzano i prezzi dell'alcol, assicurare da sola i risultati di riduzione attesa del rischio correlato al consumo di bevande alcoliche? Probabilmente no ed è solo uno dei tanti strumenti di prevenzione che devono accompagnare una politica rigorosa capace di riequilibrare la prevalenza di elementi di valutazione economica rispetto a quelli di tutela della salute, la logica delle convenienze che da sempre agisce da ostacolo ad uno sviluppo e a una salute sostenibile come espresso dai «Sustainable Development Goals» che le Nazioni Unite si sono proposte di raggiungere attraverso un quadro articolato di elementi in cui la lotta alle malattie croniche e, tra queste, quelle sostenute dall’alcol, rappresenta un caposaldo.  In termini di giustificazione per una tassazione equa e sostenibile per il controllo e il miglioramento dello stato di salute, un giusto equilibrio tra tassazione specifica (un’imposta progressiva basata la gradazione del prodotto), tassazione unitaria (basata sul volume complessivo di vendita del prodotto) e prezzo finale del prodotto dovrebbe rappresentare uno strumento indispensabile anche a garantire la lotta alle disuguaglianze di salute spesso esasperate da un prezzo troppo basso di prodotti la cui qualità potrebbe rappresentare un valore aggiunto negativo sulla capacità del consumatore di acquistare quantità eccesive di prodotto.

 

Livelli progressivi di tassazione, più elevati sui prodotti a più elevata gradazione alcolica, giustificherebbero la proporzionalità tra livelli crescenti e costi finali più elevati a deterrenza dell’acquisto di quelli che espongono sulla base dell’unità alcolica ad un’esposizione al rischio più strettamente associati all'intossicazione e ai prodotti con bassi costi di produzione e resi pertanto più convenienti. In quest’ottica, la tassazione ancorata ai tassi d’inflazione andrebbe regolamentata accuratamente per garantire che i prodotti contenenti alcol abbiano comunque un prezzo che nel tempo non vengano resi più economici e convenienti rispetto ad altri beni di consumo. Anche le aliquote fiscali giocano la loro importanza, poiché un'aliquota più bassa su alcuni prodotti potrebbe incoraggiare i consumatori più a rischio a consumare volumi maggiori di tali prodotti motivo per il quale l'aumento delle aliquote fiscali sui prodotti più economici è una delle opzioni più efficaci disponibili per quei contesti in cui le disuguaglianze sanitarie legate all'alcol rimangono un problema serio. Fortunatamente, le politiche tariffarie più efficaci nel ridurre i consumi, sono anche le più indicate nel ridurre le disuguaglianze sanitarie, rendendo l'attuazione di tali politiche ancora più vantaggiosa. Anche il prezzo unitario minimo («Minimum Unit Price») per i prodotti alcolici, adottato con successo in Scozia, sta dimostrando di essere un complemento efficace della tassazione nella riduzione del consumo di alcol e dei danni, in particolare tra i bevitori più a rischio.

 

Il nuovo rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dimostra che le politiche monetarie possono essere efficienti e allo stesso tempo giovare alla salute delle persone. Gli argomenti che affermano che qualsiasi politica che riduca il consumo di alcol può danneggiare l'economia e portare alla perdita di posti di lavoro, non sono coerenti con le prove attuali, essendo l’uso di alcol l’elemento efficiente per registrati effetti negativi sulla produttività economica. Le scelte sono politiche, ma un’azione mirata a far crescere la consapevolezza nei consumatori dei rischi e dei danni che l’uso di alcol comporta è imprescindibile, tenendo conto che è già verificato che la propensione all’acquisto del consumatore è l’elemento chiaro di scelta già da anni riorientato anche verso ulteriori e variegati beni di consumo: come il fitness, la cura della persona, l’alimentazione, viaggi, e la musica. Tutte alternative più salutari, che contribuiscono a una cultura da supportare nell’interesse di tutti.

 



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