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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 07-09-2020

Fumo e fibrillazione atriale: smettere riduce il rischio di ictus



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Smettere di fumare è sempre un bene. In caso di fibrillazione atriale le probabilità di andare incontro ad un ictus diminuiscono sensibilmente

Fumo e fibrillazione atriale: smettere riduce il rischio di ictus

Fumo, fibrillazione atriale e ictus. Tre parole legate a doppio filo. Sigarette e anomalie nel ritmo cardiaco sono infatti dei fattori di rischio importante per lo sviluppo dell'ictus. Eliminare il fumo però contribuisce a ridurre il rischio di un evento cardiovascolare, soprattutto se la persona soffre di fibrillazione atriale. E' questo il messaggio che emerge da uno studio della Seoul National University Hospital presentato negli scorsi giorni al congresso ESC (European Society of Cardiology).

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ICTUS E FIBRILLAZIONE ATRIALE

Ai più conosciuti fattori di rischio come l’ipertensione, l’obesità, il fumo, l’ipercolesterolemia, il diabete e molto altro, la fibrillazione atriale ne rappresenta uno dei principali. Nella fibrillazione atriale il cuore battendo in maniera irregolare non riesce a pompare adeguatamente il sangue che tende così a ristagnare nell’atrio formando dei pericolosi coaguli che, distaccandosi, possono raggiungere ed occludere i vasi cerebrali. Secondo le statistiche questo disturbo del ritmo è causa di circa il 20% dei casi di ictus. 

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SMETTERE DI FUMARE RIDUCE IL RISCHIO

Fortunatamente già da diversi anni esistono alcuni farmaci anticoagulanti in grado di ridurre notevolmente il rischio ictus in relazione alla fibrillazione atriale. Rischio però che può ridursi ulteriormente se si smette di fumare. Nello studio, svolto tra il 2010 e il 2016 su oltre 90 mila persone, i ricercatori hanno evidenziato che coloro che avevano smesso di fumare dopo la diagnosi di fibrillazione riducevano del 30% le probabilità di andare incontro ad ictus e del 16% il rischio di morte prematura per qualunque causa. Un motivo in più per smettere.


 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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