In calo i tassi vaccinali: così diventa sempre più difficile eradicare il patogeno entro l’anno. E negli Stati Uniti il virus ha già contagiato più di cento persone in appena un mese
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Via non è mai andato, sebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità sperava che questo potesse essere l’ultimo anno in cui il morbillo - assieme alla rosolia - si affacciava in maniera diffusa in Europa. La situazione, invece, desta ancora preoccupazione. Negli ultimi quattro anni nel vecchio continente sono stati registrati oltre centomila casi di morbillo e circa novantamila mila di rosolia. Non va meglio nemmeno negli Stati Uniti, dove nel solo mese di gennaio il morbillo ha colpito poco più di cento persone in California.
Ma in Italia è già fallito un piano di intervento contro il morbillo
L’ULTIMA EPIDEMIA
Tutti i pazienti che oltreoceano stanno affrontando la malattia sono passati dal parco Eurodisney di Anaheim, da cui è partita l’epidemia. Stando a quanto riferiscono i Centers for Disease Control and Prevention, la maggior parte delle persone colpite non era vaccinata e adesso rischio di portare l’infezione anche in altri Stati del Paese, dove le persone non immunizzate sono le più esposte al contagio. Secondo gli esperti a innescare l’epidemia sarebbero state alcune persone provenienti dall’estero che già avevano contratto il virus. Soltanto nel 2014 i casi di contagio in Usa hanno registrato un’impennata: 644, rispetto al centinaio di infezioni registrate negli ultimi tre lustri.
Un fenomeno a cui gli specialisti trovano risposta nelle diverse campagne anti-vaccini che hanno mobilitato moltissimi genitori. C’è chi ancora crede alla possibile correlazione tra la profilassi e l’autismo: da tempo riconosciuta come una frode scientifica. Nemmeno il messaggio lanciato dalle colonne del Los Angeles Times è riuscito a invertire la rotta: «Il morbillo è stato vinto dalla medicina moderna e casi come quello di Disneyland dimostrano come certi movimenti antiscientifici si basino sulla cieca ostinazione». Ad ammalarsi, comunque, non sono state soltanto le persone non vaccinate: aspetto che mette in discussione anche l’efficacia della profilassi.
Scopri perché è indispensabile vaccinarsi contro il morbillo
L’ITALIA “SCOPERTA”
Il mancato obbligo di profilassi - il vaccino Mpr contro morbillo, parotite e rosolia è soltanto “consigliato” per i bambini che hanno già compiuto un anno - e il fronte crescente di oppositori hanno contribuito a favorire la diffusione dell’infezione anche in Italia. Soltanto nel 2014 il virus ha colpito oltre 1600 persone lungo l’intera penisola. Tra questi, più della metà (58,3%) aveva un’età compresa tra 15 e 39 anni: l’85,1% era non vaccinato e il 6,7% aveva effettuato una sola dose di vaccino (il richiamo si effettuata tra i 5 e i 6 anni). «Nel nostro Paese le coperture sulla prima dose si attestano intorno al 90%, a fronte dell’obiettivo minimo del 95% - afferma Susanna Esposito, direttore dell’unità di pediatria ad alta intensità di cura del Policlinico di Milano e presidente della Commissione dell’Oms per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita -. Quelli sulla seconda dose, invece, non sono nemmeno disponibili per tutte le Regioni. Dove lo sono, comunque, risultano ben inferiori agli standard richiesti». Da qui il richiamo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che a marzo incontrerà il ministro della Salute Beatrice Lorenzin per capire come mai risulti così difficile ridurre i tassi di incidenza della malattia.
CAUTELA SOPRATTUTTO PER I BAMBINI
Il morbillo, causato da un paramyxovirus, è una delle malattie infettive più contagiose al mondo. Colpisce più del 90% delle persone che vengono a contatto con il virus. Soprattutto i bambini sono più esposti alle complicanze dell’infezione. Ben uno su ogni 20, infatti, sviluppa anche la polmonite. I sintomi della malattia possono essere gestiti con i più comuni farmaci antinfiammatori, con un’adeguata idratazione e al riposo. Come per tutte le malattie di origine virale, non ci sono antibiotici efficaci. Inutile prenderli, dunque.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).