Il parto in acqua non è pericoloso, come spiega Rossella Nappi, Professore Associato di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università degli Studi di Pavia
Sto per avere un bambino e vorrei partorire in acqua, ma ho sentito dire che è pericoloso. È vero?
Romina, Venezia
Risponde Rossella Nappi, Professore Associato di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS Policlinico San Matteo, Università degli Studi di Pavia
Il parto in acqua non è pericoloso, né al momento della nascita del bambino, né nella fase del travaglio. È soprattutto in questo periodo preparatorio all’evento nascita che i benefici sono molteplici proprio grazie all’acqua delle vasche che, mantenuta costantemente a 37 gradi, consente il rilassamento della muscolatura pelvica con conseguente riduzione delle contrazioni e del dolore.
Grazie al calore dell’acqua aumenta anche la produzione di endorfine, sostanze neuro-ormonali naturali che favoriscono lo stato di benessere, aiutando anche il controllo della tensione muscolare e generale.
L’acqua poi, come avviene quando si nuota, ha il vantaggio di contribuire a sostenere il peso del bambino (il pancione) con un significativo sollievo per la donna.
Tutti questi fattori, messi insieme, ma soprattutto la minore tensione muscolare accelerano la dilatazione, velocizzando il tempo del travaglio (e quindi l’espulsione del bambino) a favore anche di un minor rischio di lacerazione dei tessuti vaginali che risultano meno tesi.
La mamma che opta per questa forma di parto ha la libertà di scegliere se attuare in acqua solo la fase del travaglio portando a termine la nascita del piccolo sul normale lettino o se compiere entrambe le fasi (travaglio e espulsione) in vasca.
Ciò che le mamme più temono del parto completo in acqua sono gli eventuali rischi di infezione per il nascituro e/o i potenziali annegamenti.
Mi sento di tranquillizzare le mamme riguardo a queste eventualità che possono esistere ma che sono estremamente rare.
Infatti, se attuato in strutture ospedaliere adeguate che praticano una regolare manutenzione e sterilizzazione dell’acqua delle vasche, non vi è alcun rischio per il bimbo di contrarre particolari patologie, né tantomeno che possa annegare.
Non solo la profondità dell’acqua è inferiore al metro (circa 70 cm), ma soprattutto il bambino è dotato dell’istinto chiamato ‘diving reflex’, ossia riflesso subacqueo, che gli consente di non respirare fino a che resta in acqua, azzerando così anche il pericolo di soffocamento.
Bisogna poi ricordare che in sala parto, anche quando questo avviene in acqua, accanto al medico vi è sempre l’ostetrica; è lei che aiuta e accompagna la nascita del bambino e lo guida poco alla volta in superficie e, al primo contatto con l’aria, il bambino comincia a respirare naturalmente.
Poi, quale ulteriore elemento di sicurezza, mamma e bambino sono monitorati a intervalli regolari sia durante il travaglio che nell’ultima fase del parto.
Benché il parto in acqua sia dunque sicuro, quando avviene in strutture adeguatamente attrezzate, non può essere sempre attuato: è controindicato per esempio in caso di parto prematuro, in presenza di anomalie della placenta, se il bambino è podalico (si presenta cioè con i piedi/natiche), in caso di parto gemellare o di qualsiasi sofferenza del feto.
Questo a significare che la decisione sulla tipologia di parto da effettuare non deve essere presa in autonomia dalla mamma, ma valutata insieme al proprio ginecologo e all’ostetrica di riferimento, anche in relazione alla struttura nella quale il piccolo verrà alla luce.