I casi avversi segnalati spesso non hanno nulla a che fare con la profilassi. Eppure sul web sono numerose le notizie sulla presunta pericolosità del vaccino Hpv nel prevenire il tumore della cervice uterina
Il tumore della cervice uterina è stata la prima neoplasia ad essere riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad un’infezione: essa è infatti causata nel 95% dei casi da una infezione genitale da Hpv. Esistono circa 100 tipi di papillomavirus differenziati in base al genoma. Alcuni sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi (specie tipo 6 e 11), altri sono in grado di produrre lesioni potenzialmente in grado di generare il tumore della cervice uterina (specie tipo 16 e 18). Proprio per il legame causa-effetto tra infezione e possibile sviluppo del tumore negli anni sono stati sviluppati dei vaccini capaci di neutralizzare il virus riducendo notevolmente la possibilità di sviluppo del tumore. Eppure la copertura vaccinale resta inferiore alle attese e molti genitori brancolano nell’incertezza, anche a causa di informazioni infondate reperibili facilmente in internet. Ecco 6 cose da sapere:
QUALI VACCINI SONO PRESENTI IN COMMERCIO?
Ad oggi sul mercato esistono diversi preparati in grado di agire contro il papillomavirus. Quello bivalente (Cervarix), in grado di proteggere contro il genotipo 16 e 18, e il quadrivalente (Gardasil) che offre una protezione aggiuntiva contro la forma 6 e 11. Da poco tempo è disponibile anche un’evoluzione di quest’ultimo (Gardasil-9) capace di coprire anche i ceppi 31, 33, 45, 52 e 58. Un vaccino, quest’ultimo, definito dal New England Journal of Medicine una “vera e propria pietra miliare nella prevenzione del cancro dell’utero”.
QUANTO SONO EFFICACI?
L’efficacia dipende da quanti ceppi virali copre il vaccino. Con l’arrivo sul mercato di Guardasil l’efficacia nella prevenzione del tumore si attestava intorno al 70-75%. In un recente studio che ha coinvolto oltre 14 mila ragazze fra i 16 e i 26 anni, che in parte hanno ricevuto il vaccino quadrivalente e in parte la nuova versione, è emerso che la copertura dei 9 ceppi risultata efficace nel proteggere dal tumore nel 90-95% dei casi rispetto ai non vaccinati.
QUALI SONO GLI EFFETTI COLLATERALI?
Come da foglietto illustrativo vengono segnalati principalmente possibili casi di vertigini, mal di testa, reazioni locali nel punto dell’iniezione, stanchezza, irrequietezza, febbre, sensazione di caldo, nausea, vomito, dolori addominali, dolori e reazioni allergiche. Manifestazioni tipiche di qualsiasi altro vaccino.
CHI LO PUO' FARE?
Il vaccino è offerto gratuitamente alle ragazze nel 12esimo anno di età. Sulla base dei dati a disposizione, anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, come obiettivo più importante la vaccinazione prima dell'adolescenza. L'invito con chiamata attiva è rivolto a tutte le ragazze nel dodicesimo anno di età (undici anni compiuti), perché in questa fascia è massimo il beneficio. La somministrazione del vaccino prima dell'inizio dei rapporti sessuali è, infatti, particolarmente vantaggiosa perché induce un'efficace protezione prima di un eventuale contagio con il virus HPV, che si acquisisce di norma subito dopo l'inizio dell'attività sessuale.
EFFETTI AVVERSI DEL VACCINO: ECCO COME TI MANIPOLO I DATI
Da tempo gira sul web un articolo in cui si parla di numerosi effetti collaterali. Nel caso specifico si parla dei danni nelle ragazze inglesi. In Inghilterra effettivamente le reazioni avverse sono numericamente maggiori rispetto ad altri vaccini. Perché?
I dati del Ministero della Salute del Regno Unito parlano chiaro: nei 4 anni di somministrazione di Cervarix sono stati descritti 14.300 eventi avversi sospetti, una segnalazione ogni mille dosi somministrate. In oltre il 55% dei casi riguardavano sintomi già noti. Il fatto che numericamente gli eventi avversi siano maggiori rispetto ad altri vaccini è dovuto principalmente alla copertura vaccinale. In Inghilterra più dell’80% delle ragazze tra gli 11 e i 13 anni hanno ricevuto le tre dosi. Ma la vera domanda da porre è la seguente: le reazioni avverse segnalate sono riconducibili alla vaccinazione? Esiste una relazione causa effetto? Quando vengono vaccinate così tante persone in un periodo relativamente breve è comune che in alcune di queste venga diagnosticata non molto tempo dopo la vaccinazione una patologia che si manifesta naturalmente in questa fascia di età. La bufala del legame vaccino-autismo segue la stessa logica.
Guardare i numeri in profondità
“Più di 8.000 ragazze hanno avuto una reazione avversa e di queste più di 2.500 sono rovinate a vita”. E’ così che si aprono molti articoli che mettono in guardia dai danni del vaccino. Quanto c’è di vero?
I numeri, così mostrati, fanno spavento. Uno scenario apocalittico che in realtà non è tale se si analizzano i dati in maniera più approfondita e non finalizzata ad allarmare chi legge. Le segnalazioni nel Regno Unito sono state 14.300 in 4 anni su un totale di 6 milioni di somministrazioni. In due casi si sono registrati decessi. Il primo causato da un tumore a cuore e polmoni; il secondo per sepsi da streptococco A. Morti dunque non riconducibili alla vaccinazione.
Oltre 4 mila segnalazioni (29% del totale) riguardano malattie del sistema nervoso. Di queste, oltre mille sono in realtà un generico e temporaneo “mal di testa”. Altri disturbi includono vertigini, svenimenti e tremori. Sintomi di natura psicogena dovuti principalmente alla paura ma che nulla hanno a che vedere con il contenuto del vaccino. Dei 5 casi segnalati di insorgenza della sindrome di Guillain Barré le analisi statistiche parlano chiaro: l’incidenza nella popolazione analizzata è del tutto compatibile con quella dei non vaccinati. Si tratta dunque di due eventi temporalmente sovrapponibili senza nessun legame. Stesso discorso per i 9 casi di paralisi di Bell.
Un’altra grossa fetta delle segnalazioni riguarda patologie sistemiche e reazioni locali nel punto di iniezione, pari a 2.940 casi (20,56% del totale). Un esempio? Stanchezza, dolore, irrequietudine. Tutti sintomi reversibili dichiarati nel foglio illustrativo. Ecco perché parlare di vite rovinate non trova nessun riscontro scientifico.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.